Padrenostro al cinema, la famiglia e l’amicizia negli anni di piombo

Padrenostro dal 24 settembre al cinema con Pierfrancesco Favino. Una storia tratta da un fatto reale di cronaca che ha toccato da vicino il regista

Padrenostro
Pierfrancesco Favino premiato a Venezia (Getty Images)

Padrenostro è stato l’ultimo film italiano presentato al Festival di Venezia 2020. Dopo Tommaso Buscetta e Bettino Craxi, nel giro di un anno Pierfrancesco Favino interpreta un personaggio travolto dal vortice della recente italiana che gli è valso il premio Coppa Volpi (prima volta della straordinaria carriera dell’attore).

Un padre la cui esistenza cambia ferocemente dopo aver subito un attentato da parte nei Nuclei Armati Proletari nel 1976. Un padre che di mestiere fa vicequestore ossia Alfonso Noce, padre di Claudio, il regista del film.

Una storia che corre sul doppio binario dell’amicizia tra il figlio di dieci anni Valerio e un bambino più grande, ma anche sul rapporto padre-figlio nel contesto dell’amore familiare scosso ferocemente dal drammatico evento.

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Padrenostro, un film sul rapporto padre-figlio

All’inizio c’è stata un equivoco chiarito a Venezia nel corso di una conferenza stampa da parte di Noce e di Favino: non è un film storico-politico. Non ha come obiettivo la ricostruzione dei fatti né mostrare la Roma dell’epoca.

Il taglio del film è sentimentale, basato sul rapporto umano all’interno della famiglia e soprattutto sui sentimenti del piccolo Valerio che con la madre assiste all’attentato, evento che inevitabilmente cambierà la vita di tutti.

Ma se a Venezia è stato accolto con non troppo entusiasmo conferendo il premio personale all’attore, la vera gara si gioca al botteghino con questo weekend che sarà il primo del film nelle sale cinematografiche.

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