Camorra, colpo al clan Moccia: soldi in prestito anche al figlio di Gigi D’Alessio

I boss Gennaro e Angelo Moccia avrebbero “svolto in maniera continuativa e professionale l’attività di esercizio del credito”. Soldi prestati anche a Claudio D’Alessio, figlio del noto cantante.

Le accuse per gli indagati sono estorsione e fittizia intestazione di beni, aggravati dal metodo mafioso, e esercizio abusivo del credito. Il clan garantiva prestiti anche a Claudio D’Alessio, figlio del cantante Gigi, che doveva restituire 30 mila euro.

Duro colpo al clan Moccia: blitz e sequestri

Un duro colpo inferto alla camorra, più nello specifico al clan Moccia. I boss Gennaro e Angelo sono stati indagati per estorsione e fittizia intestazione di beni, aggravati dal metodo mafioso, nonché di esercizio abusivo del credito. Le indagini, infatti, avrebbero consentito di accertare che il clan gestiva attraverso dei prestanome diverse attività commerciali a Roma, riciclando i capitali illeciti in investimenti immobiliari e in macchine di lusso – sempre intestate ad altre persone – ed estorcendo denaro con metodi mafiosi a chi non rispettava le regole.

Tra le persone che “necessitavano dei prestiti, pretendendo interessi variabili senza autorizzazione” con cui trattavano i Moccia c’è anche Claudio D’Alessio, figlio del noto cantante napoletano, che doveva restituire indietro 30 mila euro. In un’intercettazione, D’Alessio parla con Marco Claudio De Sanctis, presidente del Mantova Football Club a cui il clan aveva prestato denaro, lamentandosi delle pressioni dei Moccia. “Se tu non blocchi un attimo la situazione e dai il tempo di respirare e di organizzarsi, qui non si andrà mai da nessuna parte, e quindi dico… cioè, non è che uno va a rubare la mattina che all’improvviso io ti posso chiudere…” afferma D’Alessio. “Serve un attimo di respiro fammi lavorare, fammi fare e poi si stabilisce un piano di rientro”.

Claudio D’Alessio doveva 30 mila euro ai Moccia

Nell’ordinanza di custodia cautelare nell’ambito dell’operazione condotta dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia contro il clan Moccia, si legge: “ad ogni pagamento effettuato in ritardo, i Moccia applicavano degli ulteriori interessi, non meglio indicati, che aumentando di gran lunga il capitale da restituire, allungavano anche i tempi di estinzione del debito”.

Claudio D’Alessio doveva restituire al clan dei Moccia 30 mila euro. “Da una conversazione si comprende come il rapporto debitorio durasse da almeno 6 mesi – si legge nell’ordinanza – poiché Moccia, con tono alquanto infastidito sollecitava D’Alessio a risolvere la questione”. “Analoghe contestazioni venivano mosse a D’Alessio in una conversazione del 13 luglio 2018 – scrive il gip Rosalba Liso – al termine della quale i due concordavano che D’Alessio avrebbe consegnato a Moccia un assegno, che avrebbe poi incassato una terza persona, per conto di Moccia proprio al fine di evitare che emergessero rapporti finanziari diretti tra D’Alessio e Gennaro Moccia”.

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