Morte Maradona, la figlia Dalma lancia un terribile sospetto

Il dramma e l’inchiesta sulla morte di Diego Armando Maradona, la figlia Dalma lancia un terribile sospetto: le sue parole durissime.

(Instagram)

Due mesi dopo la morte di Diego Armando Maradona, la guerra all’interno del suo ambiente sembra non avere fine. Al contrario, diventa ogni giorno più grande. Il nuovo capitolo di questa battaglia tra figli, avvocati, medici e amici, è portato avanti dalla figlia maggiore del Diez.

Leggi anche -> Gisela Madrid, l’infermiera che ha assistito Maradona

Attraverso il suo account Instagram, Dalma Maradona ha sparato di nuovo a zero contro Matías Morla, l’avvocato del padre deceduto. attribuendogli la causa della morte di suo padre, avvenuta il 25 novembre. Come noto, la vicenda del decesso dell’ex Pibe de Oro è ancora sotto inchiesta.

Leggi anche -> Maradona, alcol e droga prima di morire: l’autopsia svela la verità

Dalma, la figlia di Maradona e le accuse su Instagram

La giovane ha chiesto perché nessun media si sia chiesto chi avesse presentato suo padre al dottor Leopoldo Luque, responsabile della sua operazione per edema subdurale il 3 novembre. “Chi l’ha presentato a mio padre e perché?”, la sua domanda attraverso le Instagram Stories. Insomma, l’attrice fa accuse nemmeno troppo velate sulle responsabilità nella morte del padre e sull’operazione subita tre settimane prima di morire.

Poi, direttamente contro l’ex rappresentante legale di Maradona, ha sostenuto che né lei né sua sorella Gianinna “scenderanno mai a compromessi con tutto ciò che ha a che fare” con l’avvocato. Quindi si rivolge a coloro che a suo dire darebbero o dovessero dare retta all’avvocato: £Dopo, non voglio che piangano dicendo che non sapevano chi fosse perché glielo sto dicendo”. Nella famiglia Maradona ci sono due principali fronti aperti: l’eredità e le cause di morte. Qualche giorno fa, Mario Baudry, partner di Verónica Ojeda e avvocato, ha lanciato nuovi gravi sospetti su Luque, il medico che appunto operò Diez.

Impostazioni privacy