Francesca Mannocchi, chi è la giornalista e reporter: il caso intercettazioni

Cosa sapere su Francesca Mannocchi, chi è la giornalista e reporter: il caso intercettazioni della procura di Trapani e le sue parole.

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Giornalista d’inchiesta, autrice di reportage che hanno avuto molto seguito e che sono stati realizzati in territori di guerra, Francesca Mannocchi è collaboratrice di diversi canali televisivi, ma anche giornali e settimanali. In prima linea sul tema delle migrazioni, il suo nome diventa noto anche per quel che riguarda il caso intercettazioni da parte della procura di Trapani.

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La giornalista Francesca Mannocchi ha realizzato reportage importanti da Siria, Tunisia, Iraq, Palestina e altri territori difficili. Nel 2016, ha anche ricevuto il Premiolino per il giornalismo. Nel 2019, ha pubblicato Io Khaled vendo uomini e sono innocente. Di recente ha pubblicato “Bianco è il colore del danno”, in cui racconta del suo rapporto con la malattia.

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La giornalista e reporter Francesca Mannocchi coinvolta nel caso intercettazioni

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Affetta da sclerosi multipla, la giornalista ha scoperto la malattia nel 2017, a 39 anni, ma ne ha parlato per la prima volta in questo libro. Francesca Mannocchi racconta così nell’esordio del suo romanzo: “La medicina la definisce una malattia potenzialmente disabilitante del cervello e del midollo spinale, il sistema nervoso centrale, per intenderci”. Adesso – a qualche settimana dall’uscita del libro – di lei si torna a parlare per questa vicenda legata alle intercettazioni nell’inchiesta sulle ong.

Le intercettazioni che la riguardano sono del 2017 e la giornalista ha spiegato a ‘Domani’: “Allora come oggi testimoniare quello che accadeva e continua ad accadere sulla rotta del Mediterraneo centrale è stato per noi giornalisti pericoloso e rischioso”. Francesca Mannocchi evidenzia: “Tutto quello che abbiamo fatto per testimoniare quella rotta di mare, lo abbiamo fatto sempre all’interno dei confini legali e deontologici, in uno scenario e in un dibattito italiano in cui il fenomeno migratorio è stato usato spesso solo per scopi politici”.

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