Wwf: Ue secondo importatore globale di prodotti da deforestazione

Secondo un nuovo report del Wwf l’Unione europea figura al secondo posto nella classifica dei maggiori importatori di prodotti provenienti dai paesi tropicali e sub-tropicali che sono concausa della deforestazione tropicale.

TRUMON, INDONESIA – NOVEMBER 13: A view of recently land clearing for palm oil plantation of the peatland forest inside Singkil peat swamp Leuser ecosystem, habitat of Sumatran orangutan (Pongo abelii) in Iemeudama village on November 13, 2016 in Trumon subdistrict, South Aceh, Aceh province, Indonesia. The Orangutans in Indonesia have been known to be on the verge of extinction as a result of deforestation and poaching. Found mostly in South-East Asia, where they live on the islands of Sumatra and Borneo, the endangered species continue to lose their habitat as a result of corporate expansion in a developing economy. Indonesia approved palm oil concessions on nearly 15 million acres of peatlands over the past years and thousands of square miles have been cleared for plantations, including the lowland areas that are the prime habitat for orangutans. (Photo by Ulet Ifansasti/Getty Images)

Una triste realtà quella che vede l’Unione europea al secondo posto nella classifica dei principali importatori del mondo di prodotti provenienti dai paesi tropicali e sub-tropicali, seconda solo alla Cina: e l’Italia è al secondo posto in questa classifica dopo la Germania. A svelarslo è il report “Stepping up: The continuing impact of EU consumption on nature” redatto sui dati e le ricerche realizzate dallo Stockholm Environment Institute (SEI) e sulle analisi del Transparency for Sustainable Economies-Trase.

Ad essere importati come prodotti di maggior impatto nella deforestazione c’è anche la soia, l’olio di palma e la carne bovina (2005-2017), al seguito prodotti legnosi da piantagioni, cacao e caffè.

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Nel 2017 l’Unione Europea come riportano i dati del report è stata l’importatore di deforestazione incorporata nei prodotti più importante, alle spalle Cina. Responsabilità indiretta riconducibile a 116 milioni di tonnellate di CO₂. Nell’arco temporale dello studio L’unione europea è stata la causa del 16% di deforestazione associata al commercio internazionale, più di India, Stati Uniti e Giappone.

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A detta di uno dei co-autori e principali fautori del report, e come riporta Wwf Italia, Anke Schulmeister-Oldenhove, Senior Forest Policy Officer dello European Policy Office-EPO del WWF: “In tutto il mondo, la deforestazione e la trasformazione di ecosistemi naturali stanno alimentando la crisi del clima e della biodiversità. Stiamo segando il ramo su cui siede l’umanità e mettendo a repentaglio la nostra stessa salute. In questo momento l’UE è parte del problema ma, con la giusta legislazione, potrebbe diventare parte della soluzione. La Commissione europea deve usare i dati pubblicati dal WWF come ultimo appello per Strasburgo e presentare al Parlamento una proposta legislativa, solida ed efficace, per ridurre l’impronta ecologica dell’UE. Questa legge dovrà impedire a qualsiasi prodotto, realizzato in modo legale o illegale, collegabile comunque alla trasformazione degli ecosistemi, di entrare nei mercati dell’Unione Europea. Il provvedimento dovrà andare ben oltre le misure volontarie per le imprese, fornendo alle aziende regole chiare e attuabili”. Come riporta Wwf Italia pare che pare che Commissione Europea stia lavorando ad una proposta di legge atta a bloccare le importazioni riconducibili deforestazione.

La questione ambientale ma soprattutto quella a sostegno di una conservazione e la tutela dell’ecosistema si trova oggi in una fase molto delicata. Urge intraprendere azioni normative ma anche una ridefinizione strutturale del consumo e del commercio internazionale. La deforestazione rimane una delle piaghe più anguste e doloranti del nostro tempo e fermarla è necessario oltre che vitale per il sostentamento sostenibile.

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