Anche il marito deve lavare e cucinare: parola del Tribunale

Un uomo ha chiesto la separazione dalla moglie perché non svolgeva i lavori di casa. Il giudice respinge le accuse per mancanze di prove.

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La sentenza arriva dal Tribunale di Foggia, a cui un uomo si era rivolto per chiedere la separazione dalla moglie che, a detta del marito, non rispettava i doveri coniugali, ovvero lavare, stirare e cucinare. Per l’uomo, la causa della fine del matrimonio con la sua consorte era proprio il fatto che quest’ultima non si fosse mai occupata dei bisogni del marito, né della cura della casa.

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L’accusa per la donna era, dunque, quella di aver violato il dovere di collaborazione e contribuzione nell’interesse della famiglia. Un’accusa che molto spesso si ritrova in processi di separazione, in particolar modo in quelli in cui, come nel caso pugliese, la moglie chiede un assegno di mantenimento. Il giudice del Tribunale di Foggia, tuttavia, ha rigettato le accuse dell’uomo per mancanza di prove.

Doveri coniugali: cosa dice la legge

Il caso di Foggia appare emblematico per rispolverare cosa dice la legge italiana in fatto di doveri coniugali. Il Codice Civile italiano lascia poco spazio a dubbi o fraintendimenti: “Con il matrimonio il marito e la moglie acquistano gli stessi diritti e assumono i medesimi doveri. Dal matrimonio deriva l’obbligo reciproco alla fedeltà, all’assistenza morale e materiale, alla collaborazione nell’interesse della famiglia e alla coabitazione. Entrambi i coniugi sono tenuti, ciascuno in relazione alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavoro professionale o casalingo, a contribuire ai bisogni della famiglia”.

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Moglie e marito, dunque, all’interno della coppia sono sullo stesso piano e entrambi sono chiamati a svolgere i doveri domestici, indipendentemente dal fatto che uno di essi non lavori. Nella sentenza pugliese si legge infatti che non è ammissibile “una situazione di sottomissione di uno a svolgere lavori di mera cura dell’ordine domestico, al quale peraltro sono tenuti anche i figli, nell’ottica di una educazione responsabile”.

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