“Frame-Vivere d’istanti”, diario di un anno di Covid

Presentato al Laboratorio di Produzioni audiovisive dell’Università “L’Orientale” di Napoli il cortometraggio “Frame-Vivere d’istanti”, diario di un anno di epidemia di Covid

(Screenshot video)

La mancanza di sbocchi occupazionali è da sempre la principale criticità che si imputa al sistema accademico italiano: insomma, il mondo del lavoro e l’Università italiana erano già “sconnessi”, “distanti” prima ancora che il famigerato Covid facesse il suo ingresso sul palcoscenico della storia. Non così per il  Laboratorio di Produzioni audiovisive, teatrali e cinematografiche,  diretto dal  Prof. Francesco Giordano e attivato in modalità e-learning presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”, il cui gradimento presso gli studenti cresce di anno in anno anche in virtù  del suo forte ancoraggio nella realtà concreta del comparto dell’audiovisivo: infatti i numerosi ospiti del Laboratorio, tutti esperti dei vari segmenti dell’audiovisivo, non vi vengono invitati solo per una masterclass o per dare lustro e maggiore autorevolezza alla sua offerta didattica ma proprio per consentire agli studenti di tessere una ragnatela di contatti che possa agevolare il loro ingresso nell’affascinante mondo della Settima Arte. E a coronamento di tale vocazione nell’appuntamento della scorsa settimana è stato presentato in anteprima il cortometraggio “Frames-Vivere d’istanti”, interpretato da alcuni studenti del Laboratorio dello scorso anno accademico.

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Un corto che è una sorta di diario per immagini di un anno di epidemia di Covid, vivida testimonianza di come le nostre vite siano state polverizzate in mille frammenti e incentrata su “istantanee” di vita quotidiana di alcuni giovani che risiedono nello stesso condominio alle prese con l’irruzione nelle loro vite del Covid: studentesse fuorisede licenziate, a causa della chiusura del ristorante in cui lavorano, e sfrattate dal cinico padrone di casa e costrette, quindi, a  trovare riparo in un sottoscala per l’impossibilità di fare ritorno dalle loro famiglie;  una  docente che fatica a fronteggiare l’invadenza della DAD, la didattica a distanza;  le relazioni sociali e affettive bruscamente troncate e l’impossibilità del contatto fisico che fanno precipitare uno dei protagonisti nello sconforto fino al punto di  flirtare con l’idea di farla finita, irresistibilmente attratto dal vuoto che fissa dalla finestra della propria camera in cui è “recluso”: “frame” che sembra la traduzione visiva di un ammonimento di Nietzsche: “Se guardi a lungo nell’abisso, l’abisso vorrà guardarti dentro”;  il giovane immigrato che, a dispetto del lockdown, è costretto a lavorare ed è additato, in ragione del suo essere percepito come un diverso, come l’untore. “Frammenti” di vita al tempo del Covid che come tessere di un mosaico si ricompongono solo nel finale che fa strame dei pregiudizi che inevitabilmente si fanno strada quando qualcosa di sconosciuto e non incasellabile nelle categorie a noi familiari entra nelle nostre vite.

“Frame-Vivere d’istanti” e “Le Mille e una Notte”

Sorprendente la performance degli ex studenti che si sono reinventati oltre che attori, vincendo timidezza e titubanze, anche operatori avendo filmato con lo smartphone le sequenze di cui ciascuno è protagonista; ma pregevole e degna di nota è anche la veste formale del corto, anche in considerazione dell’allestimento di un set giocoforza virtuale e “da remoto” (come conferma la lunga gestazione, un anno), con la narrazione dei momenti salienti del primo anno dell’era Covid scandita dalle conferenze stampa in diretta televisiva dell’ex Premier Giuseppe Conte che all’inizio invade l’intimità familiare dei protagonisti catturandone l’attenzione per poi scemare a voce fuori campo come a sottolineare la  “distanza” anche dalle istituzioni di cui non si comprendeva la ratio dei vari provvedimenti restrittivi, che semmai venivano percepiti come calati dall’alto, senza cioè il minimo coinvolgimento dei destinatari, e l’insensibilità nei confronti dello straziante grido di dolore degli operatori dei settori maggiormente penalizzati dal lockdown, in primis proprio quelli del comparto dell’audiovisivo.

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Nato da un soggetto di Aly Diallo, Tatiana Matafora, Vittoria Fusco, Federica Spiteri, Lorenzo Coccia, sceneggiato da Giuliana Del Pozzo e Vanessa Lepre, diretto da Francesco e Maurizio Giordano, il cortometraggio “Frames-Visioni d’istanti” vanta anche la collaborazione della giornalista Valentina Soria che, in particolare, da attenta osservatrice della realtà nonché sentinella del flusso informativo come un agente di Polizia Municipale lo è del traffico veicolare, ha lasciato la sua firma in calce alla storia di Samira: giovane dottoressa in servizio presso un reparto ospedaliero di terapia intensiva, Samira è in un primo momento intenzionata a regalare ai pazienti di cui si prende cura una copia de “Le Mille e una Notte”, un allegorico augurio di completa guarigione dal momento che la protagonista  Sherazade riesce ogni volta a rimandare all’indomani l’esecuzione della propria condanna a morte raccontando una novella diversa al sultano Shahrigar che per vendetta nei confronti di una sua moglie fedifraga punisce con la morte ogni  donna con cui giace. Ma proprio mentre rimette insieme le pagine sparpagliate del libro, esattamente come noi, a più di un anno dall’esordio  dell’epidemia,  stiamo provando a riannodare il filo reciso delle nostre esistenze, Samira viene sopraffatta dai ricordi di quando leggeva quelle novelle alla sorella e così il libro diventa il trait d’union tra due sorelle divise dal Covid ma anche tra le due più grandi tragedie umane del XXI secolo in una sorta di ecumenismo della solidarietà nel nome della letteratura e dell’arte: le pagine del libro, infatti, sono imbibite di acqua come quelle dei libri, dei quaderni, dei documenti e degli effetti personali dei tanti disperati che insieme alle zattere del mare a bordo delle quali tentavano di solcare il Mediterraneo hanno visto naufragare  i loro sogni di un futuro migliore. Insomma, per la ricchezza dei significati che veicola e per restituire  in maniera autentica il senso di smarrimento, le ansie, la paura del contagio, il pregiudizio dilagante quanto il Covid,  “Frames-Vivere d’istanti” è un corto solo per il metraggio. Ecco perché, alla luce di tale felice esordio, ci si può solo augurare che gli ex studenti del Laboratorio di Produzioni audiovisive del Prof. Giordano continuino la loro avventura nel caleidoscopico universo della Settima Arte;   certo, il percorso è lungo e difficile ma, come insegna un proverbio africano, “anche un viaggio di mille passi inizia sempre con il primo passo”.

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