Ambiente: un terzo delle piante rischia l’estinzione

La deforestazione è la prima minaccia per la vegetazione globale. Secondo una ricerca un terzo delle piante è a rischio estinzione: il pericolo è però quello di avere una sottostima del reale rischio che aleggia su queste specie vegetali, fondamentali per la conservazione della biodiversità e per la qualità della vita di noi esseri umani.

(Photo by Brook Mitchell/Getty Images)

Una ricerca realizzata da Botanic Gardens Conservation International, ha evidenziato i rischi per migliaia di specie diverse di piante, a rischio estinzione – si tratta di un terzo della specie di piante presenti sulla Terra. Lo studio è durato 5 anni ed è stato effettuato su ben 58.497 specie. Il frutto di questo lavoro è un report rinominato State of World’s Trees.    

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La ricerca risuona come un campanello di allarme per l’intero ecosistema. Tanto da sottolineare la necessità di intervenire fin da subito per cercare di frenare la fine di queste incredibili risorse. Su 58.479 specie, i ricercatori ne hanno classificate a rischio ben 17.510. Si tratterebbe di un’apocalisse delle specie vegetali: difatti i ricercatori, hanno spiegato che un altro 7,1% staziona in una fascia di rischio. Nella ricerca però, gli studiosi hanno anche riscontrato alcune difficoltà, riguardo alla lettura dello stato di conservazione di alcune specie, per questo 1 su 5 risulta non classificabile. A danneggiare maggiormente queste specie, è il settore agricolo, a causa dell’ampliamento delle colture, spesso a discapito della vegetazione. L’altra causa, quella primaria, è la deforestazione, devastante per migliaia di specie in tutto il mondo. A pagare la fetta più grande degli effetti effetti negativi, sono Paesi come il Brasile, dove la tutela ambientale è ai limiti storici, e alcuni Paesi del sud-est asiatico. 

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Il rischio è quello di entrare in un processo irreversibile. Per questo lo studio rintraccia alcune soluzioni che potrebbero sovvertire l’attuale situazione. In primo piano la soluzione è quella di ampliare le aree protette globali – un lavoro che andrebbe coltivato Stato per Stato e che porterebbe a risultati estremamente positivi. Un’altra soluzione è quella della maggiore attivazione delle banche del seme – così facendo, molte specie troverebbero in qualche modo una continuità e una maggiore conservazione per il futuro, che in questo momento sembra esser destinato ad afferrare gli effetti disastrosi della depauperazione esercitata dall’uomo.

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