Il Caso Carretta, la storia del massacro di Parma: che fine avevano fatto

Il caso Carretta è uno dei più noti di cronaca nera sul finire degli anni Ottanta: la svolta solo nel 1998

Agosto 1989. A Parma quattro persone scapariscono nel nulla. Sono una famiglia, Giuseppe Carretta, di professione contabile, sua moglie Marta Chezzi, e i loro due figli: Ferdinando di 26 anni, e suo fratello Nicola, di quattro anni più piccolo.

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Ferdinando Carretta (screen)

Proprio in quell’anno la Rai propone un nuovo programma che si occupa di persone scoparse, Chi l’ha visto?, che indaga sul caso così come viene seguito da un magistrato destinato a diventare il più famoso d’Italia qualche anno dopo, forse al pari dei colleghi del pool antimafia di Palermo, Antonio Di Pietro.

Proprio grazie a una telefonata alla trasmissione fu ritrovato un camper a Milano ma della famiglia nessuna traccia. Si diffuse l’idea di un allontanamento in Sudamerica e del coinvolgimento nel narcotraffico ma nessuna pista portò a cose concrete e nel 1992 le indagini furono chiuse.

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Caso Carretta, la confessione

Nel 1995 il caso fu riaperto dopo un articolo de Il Resto del Carlino secondo il quale Ferdinando Carretta viveva in Venezuela. In realtà era a Londra e si manteneva con lavori occasionali e sussidi di disoccupazione usando semplicemente il secondo nome e regolarmente il cognome. Fu ritrovato nel 1998 dopo un controllo della polizia per infrazione del codice della strada.

I genitori di Ferdinando Carretta (foto Facebook)

La troupe di Chi l’ha visto? volò a Londra per intervistare Ferdinando che confessessò di aver ucciso i genitori e il fratello, anche se l’obiettivo era il padre per il quale provava una forma d’odio. Falsificando la firma di Giuseppe riuscì a ottenere cinque milioni di euro e fugge in Inghilterra.

Nel novembre 1998 la Corta d’Assise di Parma lo dichiara complevole ma “non imputabile per vizio totale di mente”. La pena non è grande, cinque anni di reclusione dell’ospedale giudiziario, poi permessi e sconti di pene e dopo un accordo con altri familiari riesce a prendere anche un’eredità tra cui proprio la casa dove commise gli omicidi.

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Quella casa l’ha poi venduta e con i soldi ricavati nel è andato a vivere a Forlì. L’ha potuto fare perché dal 2015 è un uomo libero su decisione del Tribunale di Sorveglianza di Bologna.

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