Fabrizio Miccoli: Cassazione conferma condanna per l’ex allenatore del Palermo

Oggi l’ex calciatore del Palermo Calcio, Fabrizio Miccoli, è stato condannato in via definitiva a scontare 3 anni e mezzo di carcere. Ecco perchè. 

Rigettato dalla Cassazione il ricorso per Fabrizio Miccoli, che dovrà scontare 3 anni e mezzo di carcere, con l’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Il tribunale non ha previsto per l’uomo nessuna diminuzione della pena o possibilità di trascorrere parte di essa ai domiciliari.

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Fabrizio Miccoli (fonte: gettyimages)
Fabrizio Miccoli (fonte: gettyimages)

Fabrizio Miccoli era l’ex calciatore del Palermo e che commissionò un’estorsione a Mauro Lauricella, figlio di Antonino Lauricella, il “boss della Kalsa” soprannominato “u scintilluni”, il quale sta scontando 7 anni di carcere.  A causa dell’aggravante di stampo mafioso la legge, per Miccoli non sarà permesso  alcuno sconto sulla pene nè vengono concesse misure alternative alla detenzione in cella.

La vicenda nasce 10 anni fa quando, tra il 2010 ed il 2011, l’ex fisioterapista del Palermo Calcio, Giorgio Gasparini, chiede a  Miccoli di cercare qualcuno che lo aiutasse a recuperare il credito fatto a Graffagnini pari a 12 mila euro. L’atleta quindi si rivolge al suo amico Lauricella e i toni erano degenerati in una “cappa di mafiosità”, queste le parole del giudice Turturici.

Lauricella dunque, per conto di Miccoli, chiede con violenza e minacce, la cifra di  12 mila euro, ad Andrea Graffagnini proprietario della “Graffagnini Management”, agenzia di spettacolo che opera nel settore dell’intrattenimento e dello spettacolo. L’uomo era anche ex proprietario della discoteca “Paparazzi” di Palermo.

L’episodio diventò subito pane per l’opinione pubblica quando Miccoli, durante un’intercettazione parla del giudice Giovanni Falcone come di un “fango“, frase di cui l’ex calciatore si è più volte scusato pubblicamente.

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Già dal primo grado di giudizio Miccoli è stato reputato colpevole dell’estorsione è condannato a 3 anni e mezzo dal gup Walter Turturici. L’imputato però ha sempre detto di non essere a conoscenza che Lauricella avesse una famiglia di stampo mafioso.

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