Acquistare e vendere su Vinted è molto più di un modo per guadagnare e risparmiare sull’usato – è un insieme di fattori spiegati dalla psicologia.
Da quando ha fatto il boom anche nel nostro Paese, Vinted ha letteralmente spaccato la scena ed è entrato nella vita – e negli armadi – di milioni di utenti italiani. Da quel momento, sono state moltissime le persone che hanno comprato e venduto capi d’abbigliamento da tutto il mondo, complice il fatto che la vendita è sicura, controllata e anche piuttosto intuitiva.

Il meccanismo è semplice: ci sbarazziamo di ciò che non mettiamo più, guadagnandoci qualcosa, mentre possiamo acquistare capi d’abbigliamento di chi ha il nostro stesso intento, a prezzi decisamente vantaggiosi. Niente di più, niente di meno. Eppure, dietro a questa semplicità, spesso si crea una vera e propria dipendenza.
A spiegare questo fenomeno – o meglio, l’insieme di fattori che lo scatenano – è stata la psicologa Paola Pizza a la Repubblica, svelando diverse leve psicologiche che ci incollano allo schermo di Vinted e cosa ci porta alla dipendenza da una semplice piattaforma come questa.
Non è solo una questione di moda: Vinted stimola l’inconscio, l’identità e anche il gioco
Altro che app innocente per liberare spazio nell’armadio. Vinted – come conferma la psicologa Paola Pizza – mette in moto meccanismi molto più profondi di quel che sembra.

“Ogni capo racconta una storia, ed è un pezzo della nostra identità”, spiega. Mostrare il proprio guardaroba online, o sbirciare quello degli altri, non è solo e-commerce: è una forma di intimità condivisa, che solletica il nostro bisogno di connessione, approvazione, ma anche di voyeurismo.
E poi c’è il gioco. Contrattare, fare offerte al ribasso, cercare il pezzo raro tra centinaia di inserzioni – tutto questo stimola le stesse aree del cervello coinvolte nel gambling. “Trovare un capo a un prezzo vantaggioso aumenta il senso di autoefficacia”, aggiunge Pizza. E il meccanismo della scarsità, unito alla riprova sociale (quel venditore ha tante stelline? Allora i suoi capi valgono), ci spinge ad agire d’impulso.
Ma non è finita qui. Vinted ci offre la scusa perfetta per compiere acquisti compulsivi con la coscienza pulita: è usato, è sostenibile, è ‘per fare spazio’. E se vendiamo, ci sembra di dare una seconda vita agli oggetti, mascherando il bisogno di chiudere con una vecchia identità. “Liberarsi di abiti del passato è spesso un gesto simbolico: lasciare andare una parte di sé per fare spazio al nuovo”, conclude la psicologa.
Insomma, scrollare su Vinted non è mai solo shopping. Nel suo piccolo, è anche un modo per raccontarci, reinventarci e sentirci migliori. Ma proprio per questo, può diventare una piccola ossessione quotidiana se non calibrata.