L’Unione Europea ha di nuovo cambiato atteggiamento nei confronti dell’Italia, il credito politico ed economico, accumulato con l’elezione di Ursula von der Leyen e la azioni di solidarietà per la prima ondata della pandemia da coronavirus Covid-19, è finito tanto che sulla partita dei Fondi UE per il ristoro del Paese, i cosiddetti recovery fund, si alzano nubi molto fosche all’orizzonte a cominciare dalla frasi della presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde. Vediamo i dettagli.
Partiamo dalla coda e dall’audizione della Lagarde presso la commissione Affari economici del Parlamento europeo andata in scena oggi, 19 novembre. In quel contesto il successore di Mario Draghi alla guida dell’istituzione responsabile della politica monetaria dell’Unione europea ha picchiato duro sullo stato della crisi economica dovuta al Covid e durissimo sull’Italia. “La seconda ondata ha incrementato i rischi alla stabilità finanziaria dell’Unione europea” ha detto senza diplomatismi la Lagarde. E ancora “alcuni Governi hanno esteso la durata delle garanzie sui prestiti – chiaro il riferimento all’Italia – ma ci sono rischi legati all’effetto delle scadenze”.
Ma è sulla questione della cancellazione dei debiti degli stati dell’Unione Europea colpiti dalla pandemia che Lagarde è di pietra. “Qualunque cancellazione dei debiti violerebbe i trattati” che hanno costituito l’Unione stessa. “Non mi chiedo neanche quale sarebbe l’impatto” conclude con nettezza.
I temi sullo sfondo sono chiari. Da un lato Lagarde mette un punto fermo su quanto richiesto da David Sassoli, il presidente italiano del Parlamento Europeo, il quale ha posto la questione di come faranno i Paesi colpiti duramente dalla pandemia a ripagare il debito. Italia in testa. Lagarde al tempo stesso, chiaramente ispirata dalla von der Leyen, mette pressione sul governo Conte considerato in netto ritardo sul Piano e sul percorso che deve portare l’Italia all’incasso dei Fondi UE.
L’allarme a Bruxelles è diventato di colore rosso. La burocrazia della UE è infatti convinta che l’esecutivo guidato dall’“Avvocato del Popolo” abbia accumulato troppo ritardo per completare il percorso che, ricordiamo, dovrebbe portare soldi freschi nelle casse dello Stato italiano. Soldi necessari a coprire gli impegni di spesa su ristori economici per le aziende e le partite IVA in crisi, per rifinanziare la Cassa Integrazione e foraggiare il fondo anti-Covid. Tutti temi decisivi per la sopravvivenza dell’Italia e degli italiani.
“Il limite oltre il quale si aprirà il baratro per il nostro Paese”, scrive l’edizione oggi in edicola di “Repubblica” di certo una testata non anti governativa, è la prima metà di gennaio. Meno di 45 giorni a disposizione, se si considera la pausa di Natale e Capodanno, per salvare l’Italia. La corsa contro il tempo è iniziata e di certo gli arbitri della gara non sono ben disposti verso il Belpaese.
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