Gianfranco Stevanin, il serial killer veronese che uccise almeno 5 donne, si racconta in un’intervista inedita dal carcere di Bollate in onda stasera alle 21.25 sul Canale Nove.
A Terrazzo Veronese, Gianfranco Stevanin era conosciuto da tutti come un ragazzo semplice, educato e cordiale. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che quell’apparente compostezza celava in realtà uno spietato serial killer. Stevanin venne arrestato il 16 novembre del 1994 con l’accusa di aver violentato, torturato e fatto a pezzi 5 donne. Di una delle vittime non fu mai ritrovato il cadavere. Stevanin, condannato all’ergastolo, si racconta in un’intervista esclusiva in onda questa sera alle 21.25 sul Canale Nove.
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Il documentario “Stevanin – Non ricordo di averle uccise”
Per il ciclo “Nove racconta” va in onda questa sera 29 novembre l’agghiacciante documentario “Stevanin- Non ricordo di averle uccise” prodotto da Stand By Me per Discovery Italia. Lo speciale racconta la storia del serial killer veronese Gianfranco Stevanin, arrestato il 16 novembre 1994 con l’accusa di aver stuprato e ucciso 5 donne nei primi anni ’90.
Nel documentario Stevanin si racconta in prima persona dal carcere di Bollate, dove sta scontando la pena dell’ergastolo. La lunga intervista prevede filmati e ricostruzioni inedite, nonché gli interventi degli esperti che hanno seguito il caso.
L’arresto di Gianfranco Stevanin
Nessun abitante di Terrazzo Veronese avrebbe mai immaginato che dietro il 34enne Gianfranco Stevanin – proveniente da una famiglia benestante e dipinto come un ragazzo sempre educato e posato – potesse nascondersi un omicida seriale. Quel 16 novembre del 1994, giorno dell’arresto di Stevanin, lasciò l’intera comunità a bocca aperta.
Il “mostro di Terrazzo”, come venne ribattezzato dalla cronaca nazionale, venne arrestato grazie a Gabriele Musger, una delle ennesime donne adescate dall’uomo, pronta a subire la stessa sorte delle precedenti vittime del serial killer.
La notte del 16 novembre 1994, Stevanin fa salire a bordo della sua Volvo 240 Station wagon la prostituta Gabriele Musger, alla quale offrì 1 milione di lire per avere rapporti sessuali e per poterle scattare delle foto. La donna dopo dei tentennamenti accettò l’offerta ma quando i due si spostarono in una villetta in mezzo al nulla, la Musger iniziò a sospettare dell’uomo e ad avere paura.
La Musger viene legata e violentata mentre Stevanin le scatta delle foto. Gabriele tenta la fuga dalla finestra del bagno, ma Stevanin sfonda la porta e la minaccia con un coltello e una pistola, che poi risulterà essere giocattolo. In cambio della vita, la donna offre all’uomo tutti i suoi risparmi (25 milioni di lire) che tiene al sicuro in casa propria. L’uomo accetta e i due si mettono in macchina per andare a recuperare la cifra nella casa di Gabriele.
Qui, la svolta: quando Stevanin si ferma con la sua auto al casello di Vicenza ovest, la Musger riesce ad aprire la portiera dell’auto e corre incontro ad una volante della Polizia che è lì vicino. Chiede aiuto, urla e racconta tutto agli agenti. Stevanin, tranquillo e sereno, viene fermato.
Durante la perquisizione in casa dell’uomo vengono ritrovate oltre materiale pornografico 7000 fotografie scattate personalmente da Stevanin alle sue partner, libri di anatomia, scatole contenenti peli pubici e uno schedario contenente le informazioni su tutte le sue partner. Inizialmente gli inquirenti pensano di avere a che fare solo con un maniaco sessuale, ma le indagini riveleranno l’ombra di crimini più gravi. Tra gli schedari di Stevanin, infatti, sono citate molte donne scomparse misteriosamente nei mesi precedenti.
Stevanin confessò l’omicidio delle donne solo 2 anni dopo, nel 1996, affermando però che nulla era premeditato. Stevanin raccontò le sue confessioni affermando di aver agito come se non sapesse cosa stava facendo, come se si trattasse di sogni. Il caso fece molto scalpore in Italia e sollevò un dibattito molto acceso sulla questione dell’incapacità di intendere e volere.