Fulvio Gambirasio, papà di Yara: com’è cambiata oggi la sua vita

La vicenda personale di Fulvio Gambirasio, papà di Yara, uccisa nel 2010 in provincia di Bergamo: com’è cambiata oggi la sua vita.

(screenshot video)

Sono passati dieci anni da uno dei delitti che più hanno sconvolto l’opinione pubblica italiana, ovvero il rapimento e l’uccisione di Yara Gambirasio. La tragedia avvenne il 26 novembre 2010 in provincia di Bergamo. Il cadavere dell’adolescente venne ritrovato il 26 febbraio dell’anno dopo, a Chignolo d’Isola. La ragazza era stata massacrata, come si era evinto dall’autopsia. Dopo tre anni e mezzo, viene arrestato Massimo Giuseppe Bossetti, un muratore di Mapello incensurato di 44 anni. Sarebbe lui per l’accusa “Ignoto 1” a cui appartiene il DNA nucleare trovato sul corpo della ragazzina.

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Il processo per la morte di Yara e la nuova vita di Fulvio Gambirasio

Si arrivò all’arresto e poi alla condanna dell’uomo attraverso indagini che fecero e fanno ancora discutere. Del caso Yara Gambirasio si occupò addirittura lo scrittore Roberto Saviano, ipotizzando il coinvolgimento di un’azienda, di proprietà dei figli di un superboss del narcotraffico. In sostanza, la tesi di Saviano è che la morte della ragazza sia stata una ritorsione contro suo padre Fulvio Gambirasio. L’uomo, che fa il geometra, aveva testimoniato contro imprenditori collusi con la camorra. La tesi non ha mai trovato riscontro nelle carte processuali.

Oggi Fulvio Gambirasio, con al fianco la moglie Maura, è da qualche anno in prima fila nell’associazione “La passione di Yara”, nata per sostenere ragazzi che coltivano talenti nello sport, nella musica o nell’ arte, ma con problematiche varie, soprattutto di tipo economico e familiare. Dal 2015 a oggi tante sono le iniziative portate avanti dall’uomo e la sua associazione. Ma non basta. Il geometra ha spiegato a ‘L’Eco di Bergamo’: “La nostra famiglia sarà felice quando, digitando il nome di Yara in Google, non compariranno articoli di cronaca nera, ma i progetti della nostra associazione”.

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