John Lennon, 40 anni fa la morte: il racconto delle sue ultime ore

L’8 dicembre 1960, Mark Chapman uccideva con 5 colpi di pistola John Lennon a New York, mentre rientrava a casa con Yoko Ono.

(Photo by Central Press/Getty Images)

I was shot…” disse John Lennon mentre sanguinante raggiungeva la guardiola di sicurezza: saranno le sue ultime parole prima di perdere i sensi. Sono passati 40 anni dal quel tragico 8 dicembre 1960, quando Mark Chapman, una guardia giurata, colpì a morte uno dei fondatori dei Beatles e icona del movimento pacifista davanti la sua abitazione. La leggenda della musica morirà poco dopo in ospedale, aveva solo 40 anni.

Leggi anche -> Bambina di 4 mesi muore in ospedale: padre accusato di tentato omicidio

40 anni fa moriva John Lennon

L’uccisione di John Lennon sconvolse tutto il mondo. Uno dei fondatori dei celebri Beatles, antimilitarista e paladino degli ideali di non violenza, fu assassinato da Mark Chapman l’8 dicembre 1960 davanti al portone del lussuoso palazzo in cui viveva sulla 72esima, il Dakota Building di New York, mentre stava rientrando insieme a Yoko Ono.

Un omicidio efferato e inspiegabile dietro cui, per molti anni, si sono ricamati complotti e misteri. Una delle teorie più acclamate, vedeva dietro l’uccisione di Lennon l’ombra dell’Fbi che effettivamente spiava da tempo il cantante e sua moglie per via delle loro simpatie di sinistra. Ma la verità, in realtà, era una sola. Dietro al gesto di Mark Chapman, che di mestiere faceva la guardia giurata, non si nascondeva nessuna teoria complottista. Si trattava di un mero gesto atroce compiuto da un folle, deciso a mettere fine alla vita di Lennon per pura gloria, come dichiarò qualche tempo dopo.

Le ultime ore di John Lennon

Quel maledetto 8 dicembre di 40 anni fa, era un lunedì. Una mattinata piena di impegni per John Lennon e sua moglie: quella mattina, la celebre fotografa Annie Leibovitz, aveva immortalato la coppia nell’iconica foto, divenuta poi una copertina di “Rolling Stone“, in cui Lennon, completamente nudo in posizione fetale, abbraccia e bacia Yoko Ono, vestita di nero. Poco più tardi il cantante rilascerà, a sua insaputa, l’ultima intervista al giornalista Dave Sholin.

Lo stesso Dave Sholin nel pomeriggio, verso le 16.30, offre un passaggio a Lennon e Ono che dovevano recarsi al Record Plant per lavorare su “Walking On Thin Ice”. Quando il cantante esce dal Dakota Building, di fronte Central Park, dove abita con sua moglie e il figlioletto Sean, viene fermato da un giovane che gli chiede un autografo sulla copertina del suo ultimo album “Double Fantasy”: è Mark David Chapman, quello che qualche ora più tardi diventerà il suo assassino. La scena fu anche immortalata dal fotografo Paul Goresh.

Chapman rimarrà appostato sotto il Dakota Building per svariate ore, aspettando il rientro della coppia. Alle 22.50, Lennon e Ono scendono dalla limousine su cui erano a bordo. Pochi passi e avrebbero raggiunto l’ingresso della loro casa. Pochi passi interrotti da una voce: “Ehi, mister Lennon? Sta per entrare nella storia“. I due si girano, Chapman aveva una pistola calibro 38, spara 5 colpi. 4 colpiscono Lennon alla schiena, uno gli trapassa l’aorta.

Gravemente ferito, il cantautore riuscì a dire solo “mi hanno sparato” prima di accasciarsi tra le braccia di Yoko Ono. Chapman non scappa ma rimane ad assistere alla scena, aspettando la polizia e leggendo “Il giovane Holden“, romanzo del 1951 scritto da J. D. Salinger. Quando la polizia arriva, Chapman non oppone resistenza. Nel frattempo Lennon fu immediatamente trasportato da una pattuglia della polizia al Roosevelt Hospital, dove fu dichiarato morto alle 23.15.

(Photo by Dennis Oulds/Central Press/Hulton Archive/Getty Images)

Chapman fu accusato di omicidio di secondo grado e condannato da un minimo di 20 anni al massimo dell’ergastolo. “Mi sembrò l’unico modo per liberarmi dalla depressione cosmica che mi avvolgeva. Ero un nulla totale e il mio unico modo per diventare qualcuno era uccidere l’uomo più famoso del mondo, Lennon”, spiegò in una celebre intervista.

Leggi anche -> Francoforte: dopo le polemiche, la pizzeria “Falcone e Borsellino” cambia nome

Nel 2000, scontato il minimo della pena, si è visto rifiutare la richiesta di scarcerazione sulla parola. Il 27 agosto 2020 per l’undicesima volta la commissione giudicante dello stato di New York ha negato a Chapman la libertà condizionata. Quest’estate è stata anche la prima volta in cui Mark Chapman ha chiesto scusa per la prima volta a Yoko Ono, sottolineando di essere molto dispiaciuto per il dolore che aveva causato alla donna e all’allora figlioletto della coppia, Sean.

 

 

 

 

 

Impostazioni privacy