Rosa Giannetta Alberoni è morta nella sua abitazione: malata cronica da diverso tempo, le sue condizioni di salute si sono aggravate negli ultimi giorni.
Rosa Giannetta Alberoni è morta all’età di 75 anni nella sua casa milanese. Studiosa della comunicazione, narratrice e docente universitaria, nel 1988 aveva sposato il noto sociologo Francesco Alberoni, dal quale aveva acquisito il cognome. L’intellettuale era malata da tempo, ma negli ultimi giorni le sue condizioni di salute sono peggiorate.
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La carriera di Rosa Giannetta Alberoni
Rosa Giannetta Alberoni era nata a Trevico, in provincia di Avellino, nel 1945. Aveva studiato all’Istituto Universitario di Lingue Moderne (Iulm) di Milano, dove si era laureata nel 1974 con il massimo dei voti in Lingue e letterature straniere moderne. Proprio in nell’università milanese riuscì poi a diventare docente, insegnando Sociologia generale fino al 2006.
Versatilità è la parola chiave per descrivere la sua carriera: oltre all’insegnamento, sperimentò anche la via del teatro, del cinema e del giornalismo: collaborò con “La Stampa”, “Il Giorno”, “Oggi” e con numerose trasmissioni televisive e radiofoniche; fondò la cooperativa teatrale “Teatro di tutti”, organizzando una riduzione dell’Inferno di Dante; presentò il cortometraggio “Ulisse e la Sirena” alla Mostra del cinema di Venezia.
Dalla sua intensa attività di scrittrice sono nati diversi romanzi di successo che sono stati pluripremiati e tradotti in diverse lingue, come “Sinfonia”, “La montagna della luce”, “Io voglio” e “Paola e Francesca”. Le sue ricerche sociologiche furono inizialmente incentrate sui giovani e sul linguaggio, per poi indirizzarsi successivamente su temi filosofici.
Negli ultimi trent’anni ha preso in esame le concezioni della storia dei maggiori studiosi, approfondendo lo studio di Hegel, Rousseau e Marx, e realizzando opere come “Gli esploratori del tempo”, “Hegel sociologo nostro contemporaneo”, “La ricerca sociologica sulle emozioni e i consumi degli anziani” o “Miti e cambiamento sociale”.
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Rosa Giannetta Alberoni approfondì in particolar modo la tematica legata allo sviluppo dell’anticristianesimo in Europa, pubblicando uno dei volumi più ammirati dai credenti e dai vertici della gerarchia cattolica: “La cacciata di Cristo”. “È la prima denuncia delle radici del processo intenzionale di scristianizzazione iniziato con l’illuminismo, continuato con marxismo ed il nazismo e culminato con la scientismo ed il nichilismo contemporaneo”, aveva spiegato la scrittrice commentando l’opera.