Deputati M5S espulsi dal partito per la sfiducia a Draghi

Il governo Draghi conquista la fiducia anche alla Camera. I sì sono 535. Dei 56 no 16 sono parlamentari de M5S. Molti di loro avevano annunciato il proprio no alla linea di Beppe Grillo nei giorni scorsi

Vito Crimi fa sapere che “i 15 senatori che hanno votato no alla fiducia saranno espulsi. Si collocano, dunque, all’opposizione.

Per tale motivo non potranno più far parte del gruppo parlamentare del Movimento al Senato. Intanto a farsi sentire è Alessandro Di Battista: “C’è un’opposizione da costruire”, e l’annuncio su Instagram: “Ci sono cose da dire. Scelte politiche da difendere”.

 

A confermare la linea ufficiale per il Sì al governo oggi è arrivato anche un post di Beppe Grillo: “Perseverare alla Camera dei deputati”. Infatti il leader del Movimento benedice i draghiani con un post sul suo blog: “Oggi, alle 21:55 la sonda Perseverance atterrerà su Marte”. Si riferisce all’importante missione spaziale Mars 2020 che ha permesso l’esplorazione di Marte, partita nel luglio 2020 e che è atterrata sulla Terra questa sera. Poi continua Grillo sul post: “Alla stessa ora, la Perseveranza atterrerà su un altro Pianeta. La Terra. Più precisamente alla Camera dei deputati. I grillini non sono più marziani“, conclude Grillo, facendo intendere che non possono essere alieni alle questioni parlamentari.

 

I Grillini non sono più marziani

“Questa è un’intimidazione bella e buona, come quella che avviene regolarmente in ambienti che poco c’entrano, o dovrebbero c’entrare con la politica”, afferma Nicola Morra, contro la sua espulsione e quella di un’altra ventina di colleghi. Il grillino infatti, presidente dell’Antimafia, non si aspettava assolutamente una decisione del genere, che lo ha lasciato spiazzato. Un senatore M5s afferma amareggiato: “Siamo ridotti a questi, un partito che espelle il presidente dell’Antimafia e va al governo con Silvio Berlusconi”.

C’è chi minaccia le vie legali: “Faremo ricorso”, promette Elio Lannutti, ma i margini per la frattura sembrano nulli. La possibile battaglia legale potrebbe addirittura sfociare in una ‘guerra’ per la paternità del simbolo del Movimento, che tecnicamente è nelle mani di Beppe Grillo.

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