Morto Obletter: il c.t della nazionale di Softball aveva 62 anni

Morto Obletter a causa del Covid-19. Il c.t della nazionale di softball si è spento presso l’ospedale dell’Aquila.

Morto obletter
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Il c.t della nazionale italiana di softball, Enrico Obletter, è deceduto a causa del covid-19. Da qualche giorno era ricoverato presso l’ospedale abruzzese dell’Aquila. Obletter era riuscito nell’impresa di qualificare la nazionale femminile di softball alle Olimpiadi di Tokyo in programma quest’estate, un grande risultato visto che i posti disponibili erano solamente sei. Inoltre, nel 2019, è riuscito a vincere il titolo europeo.

Obletter, nato a Sydney, era arrivato in Italia sul finire degli anni ’80. Ha allenato compagini importanti in questo sport come: Bussolengo, Macerata e Caserta. Con queste squadre ha vinto 9 scudetti e 5 Coppe dei Campioni.

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Morto Obletter, le parole del presidente della federazione di Baseball e Softball

Il presidente della Federazione Italiana di Baseball e Softball, Andrea Marcon, ha voluto rendere omaggio ad Enrico Obletter tramite una toccante lettera. Ecco le sue parole:

“Caro Enrico,

in queste ore, da quando ho ricevuto la notizia del peggioramento delle tue condizioni cliniche, continuo a leggere e rileggere gli ultimi messaggi che ci siamo scambiati. Messaggi di affetto, legati all’amicizia che ci lega da ormai 30 anni e dal tuo voler essermi vicino in questi mesi così complicati. Parlare di te non è facile perché nel mio ruolo dovrei ricordare il grande allenatore, il condottiero che più di ogni altro in Italia ha saputo portare in trionfo le squadre che ha allenato.

E invece non riesco a pensare agli scudetti, alle coppe, ai titoli con la Nazionale e alla Qualificazione Olimpica. Non ci riesco perché davanti ai miei occhi ho solo l’uomo generoso, dal cuore grande e sincero.

Fra le tante cose che ho imparato da te c’è anche il fatto di aver compreso che si può avere un rapporto lavorativo importante, come quello che lega un Presidente di Federazione al proprio allenatore della Nazionale, tenendo separati l’amicizia e l’affetto. Noi abbiamo parlato, discusso, litigato, ma ci siamo sempre confrontati da uomini leali perché insieme, ognuno nel proprio ruolo, sapevamo di perseguire un risultato comune.

Mi mancheranno le chiacchierate nella stanza dei fisio, con davanti quel caffè preparato con la moka che Elio porta in ogni angolo di mondo e quelle risate a crepapelle con i tuoi racconti di vita vissuta sui campi di softball.

Mi mancheranno le volte in cui mi spiegavi il perché delle tue scelte, nonostante io ribadissi che non mi dovevi dire niente perché non rientra nei miei compiti discuterle. E ogni volta che ti rispondevo così mi guardavi e ripetevi: ‘tu sei il mio Presidente e tu devi sapere.’

Chiudo gli occhi e rivedo l’abbraccio di Utrecht, dopo la vittoria sulla Gran Bretagna, e sento ancora le tue parole: “sono contento di non averti deluso.” E la mente corre subito a Ronchi dei Legionari, alla vittoria dell’Europeo Under 19 quando ti sei sentito male per l’emozione di aver portato al titolo Europeo quella Nazionale per cui avresti fatto di tutto. Non ti eri nemmeno accorto di aver fatto venire le lacrime agli occhi al direttore dell’albergo che, dopo aver origliato il tuo ultimo discorso alla squadra prima di salire sul bus, disse: ‘vorrei andare in campo io a giocare questa partita per lui.’

Magnetico, competente, vincente. Ma soprattutto un grande amico mio e del softball italiano e mondiale. Caro Enrico, rileggo ancora i tuoi messaggi e, dal profondo del mio cuore, ti dico che sono immensamente orgoglioso di averti avuto come allenatore della mia Nazionale. Fai buon viaggio fratellone. Ti voglio bene.”

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