Denuncia la malasanità, non opera più da 20 anni: il caso di Nazario Di Cicco

Nazario Di Cicco ha avuto il coraggio di denunciare la malasanità nel Casertano, in particolare dell’ospedale Moscati di Aversa in un servizio a Le Iene. Per questo il chirurgo ortopedico da oltre 20 anni non può più operare. Gaetano Pecoraro, inviato del programma di Italia 1, ci racconta alcuni degli ospedali da incubo della sanità italiana prima di affrontare l’emergenza coronavirus.

Di Cicco infatti viene messo alla gogna dell’Asl di Caserta per aver osato sperare e credere fosse possibile una sanità migliore. Al Moscati di Aversa “mancavano gli strumenti fondamentali per operare, le norme di igiene e sicurezza erano praticamente inesistenti e molti decessi avrebbero potuto essere evitati.

Laureato con il massimo dei voti Nazario inizia a lavorare nel nord Italia, ma dopo qualche anno torna nella sua città natale, Aversa. In sala operatoria “mancavano le placche, le viti, dovevo usare un attaccapanni per riattaccare il dito della persona, e mettere i pesi da una parte in modo da poter riallineare l’arto”, afferma l’ortopedico.

Nel 2000 Il Corriere del Mezzogiorno scrive che 248 decessi nell’Asl di quella piccola cittadina casertana potevano essere scongiurati, per cause riconducibili a disservizi sanitari, ma “nessuno ha detto nulla”, afferma con una morsa al cuore Di Cicco.

Così il medico decide di lasciare l’ospedale, ma prima di farlo pubblica sul giornale un articolo dal titolo “io primario, del mio ospedale non mi fido”, che gli costerà caro.

Speravo ci fosse una reazione politica, che sentisse il dovere di chiedere perché è successa una cosa simile”, afferma il medico. Il direttore generale però non la prende bene, e da quel giorno per il dottore inizia un calvario. Viene sottoposto infatti dopo 10 giorni ad una visita psichiatrica in cui viene dichiarato affetto da “mobbing sindrom”, una malattia scritta in nessun manuale.

Da quel momento Di Cicco non avrà più il permesso di entrare in una sala operatoria. Inizia da qui una battaglia in tribunale, che però ha un lieto fine per il dottore. Nazario Di Cicco infatti vince la lunga causa e ottiene un risarcimento di quasi 1 milione di euro. Questa somma però non viene elargita né dal direttore generale che, nell’intervista dopo aver liquidato i giornalisti rincasa nella sua villetta, né dallo psichiatra che ha condannato la vita lavorativa di Di Cicco, ma dallo Stato, in nome di uno sbaglio della sanità pubblica.

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