Omicidio Panaro: mezze verità, quasi quarant’anni dopo

Omicidio Panaro: Dopo quasi quarant’anni ancora solo mezze verità: alcune dichiarazioni di un pentito avevano contribuito a fare chiarezza e luce su quei fatti e alcuni degli omicidi avvenuti in provincia di Cosenza. Poco meno di una settimana il programma Le Iene ha scavato per comprendere come sono andate avanti le indagini sulla scomparsa del politico e commerciante di Paola.

(Screenshot Le Iene, Mediaset, Omicidio Panaro)

I presunti responsabili della morte di Pompeo Panaro non possono essere processati dalla giustizia perché sarebbero deceduti, la realtà svelata dalle Iene sembra diversa, solo tre di questi sono morti, gli altri sono vivi e diversi in libertà o in carcere. Il figlio di Panaro ha raccontato ad Alessandro Politi le incongruenze nelle indagini “Ricevo un fascicolo per omicidio volontario a carico di ignoti – dice Alessandro alle Iene “che mi documenta una verità sconcertante” – “Ho capito che c’era qualcosa che non torna”, “La Dda nel 2013 apre le indagini – dice ancora Panaro – ma solo perché io ho presentato un esposto”. Questo però succede solo 8 anni fa e si scopre che i pentiti erano due. Nel 2015 con una sentenza della Corte d’Assise di Cosenza si chiuderà il caso, gli indagati, aveva dichiarato la Corte “sono tutti deceduti”, a detta dell’inchiesta delle Iene e come riferisce il figlio di Panaro.

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Anche Giuliano Serpandranghetista pentito, si era dichiarato responsabile di quell’omicidio e aveva indicato tutti i dettagli sul caso e su altri omicidi riferibili all’area del paolano. L’omicidio di Pompeo Panaro era stato classificato all’inizio delle indagini come “lupara bianca”, politico e commerciate di Paola, ma probabilmente quell’omicidio fu organizzato in modo volontario da appartenenti alla ‘ndrangheta.

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“Di mio padre fino al 2012 in qualunque storia di ‘Ndrangheta avevamo una carrellata di articoli, libri, ecc… con un’unica frase: scompare a Paola il 28 luglio 1982 per “lupara bianca”. All’ufficio anagrafe e stato civile del comune si dava atto della scomparsa e ufficialmente c’era un unico atto, la dichiarazione di morte presunta, richiesto da me, mia madre e mia sorella nel 1994, come la legge impone che incredibilmente ci fu concesso dal Tribunale. Dico incredibilmente perché abbiamo appreso successivamente che sulla morte di mio padre vi furono indagini ed accertamenti che nessuno ci aveva mai comunicato. Nel 1983, ad esempio, non fummo avvisati che la polizia di Paola, dietro segnalazioni anonime, trovò su una montagna resti che poi una perizia dell’Università di Napoli attribuì a mio padre. Fu anche aperto un fascicolo di indagine per omicidio a carico di ignoti, poi archiviato nel 1984. Dunque, non era vero che su mio padre non si sapeva nulla. Eppure, il Tribunale certificò la scomparsa e nulla fu mai trasmesso allo Stato civile del Comune.” aveva dichiarato il figlio di Pompeo Panaro ad Antimafia2000. Quell’indagine però si concluse nel modo che oggi sappiamo e la Iena ha incontrato persino quei “morti” che in realtà sono vivi e forse presunti responsabili, ma questo toccherebbe dirlo alla magistratura.

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