Perché definire Berlusconi “delinquente” non è diffamatorio: la sentenza

Dare a Silvio Berlusconi del “delinquente” non è diffamazione: a stabilirlo è la sentenza del giudice civile di Roma. Vediamo le motivazioni.

dare del delinquente a berlusconi non è diffamatorio
Credit: Giorgio Cosulich/Getty Images

Il giudice civile del Tribunale di Roma, Damiana Colle, ha rigettato la citazione civile di Silvio Berlusconi contro Massimo Fini, Marco Travaglio, Peter Gomez e la società editrice del Fatto Quotidiano, condannandolo a pagare più di 10mila euro di spese legali. Secondo le motivazioni della sentenza, definire il leader di Forza Italia “delinquente” non è diffamatorio o ingiurioso, neanche nel caso in cui vengano aggiunte le parole “malavitoso”, “pregiudicato” o “terrorista”. A renderlo noto è un articolo de Il Fatto Quotidiano firmato da Vincenzo Iurillo.

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Sostenere che Berlusconi è un “delinquente” non è diffamatorio: la sentenza del giudice

Secondo il giudice civile di Roma è possibile dare del delinquente a Berlusconi ma deve essere chiaro “il contesto della critica generale e politica in cui si inserisce il sostantivo, in un quadro dove si sottolinea che il fatto è vero”. E quindi se il delinquente è colui che delinque, l’ex presidente del Consiglio, che è stato condannato anche per frode fiscale, può essere definito tale. Le motivazioni della sentenza sono raccolte in dodici pagine.

Secondo gli avvocati di Silvio Berlusconi sei articoli di Massimo Fini pubblicati nel 2018 sul quotidiano diretto da Travaglio erano “caratterizzati da contenuti non solo diffamatori nella sostanza, ma anche apertamente ingiuriosi e illeciti nella forma, in quanto tutti costellati da gratuite e immotivate offese ad personam”. Il giudice Damiana Colle ha però stabilito che la critica di Fini è rimasta nel recinto della politica senza cadere nell’ingiuria, proprio perché riferita a fatti reali.

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Come riportato da Il Fatto Quotidiano, nella sentenza si legge che “il giudizio critico manifestato dall’autore è interamente frutto delle numerose vicende giudiziarie che hanno coinvolto l’attore, con gli esiti più diversi, ma dei quali non era necessario dare conto (…), in ragione del fatto che esso non ha a oggetto cronaca giudiziaria, ma l’espressione di un complessivo e ragionato giudizio critico soggettivo”.

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