Il “metodo falcone” che ispirò la lotta alle mafie nel mondo

Il giudice Giovanni Falcone non fu solo un faro e un punto di riferimento nella lotta alla mafia in Italia: le sue capacità investigative erano all’avanguardia nell’intero contesto internazionale. Il metodo Falcone ispirerà il contrasto alle mafie, in tutto il mondo, tanto da spingere l’Onu ad approvare la cosiddetta “risoluzione Falcone”

Il giudice Giovanni Falcone, ucciso dalla mafia il 23 maggio del 1992 a Capaci, insieme alla moglie Francesca Morvillo e tre membri della scorta.

Il 23 maggio ricorrerà il 29esimo anniversario della Strage di Capaci, dove perse la vita il giudice Giovanni Falcone, insieme alla moglie Francesca Morvillo e i tre membri della scorta: Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicillo. Di quel maledetto e sanguinario 23 maggio del 1992 molti siciliani e italiani hanno un ricordo nitido, tra gli annunci dei tg e delle radio che raccontavano con sgomento l’orrore di quell’attentato – ma il mondo ricorderà anche l’eredità del giudice Giovanni Falcone, di un sorriso, dell’impegno e di un modo di indagare estremamente intuitivo e fondamentale nel contrasto alle organizzazioni criminali, in tutto il mondo.

“Follow the money” non è il titolo di un film ma la frase chiave del metodo investigativo di Giovanni Falcone. “Segui i soldi e troverai la mafia” – un insegnamento che Falcone aveva ereditato da un altro uomo protagonista della lotta alla mafia, Boris Giuliano, brillante e innovativo (nei metodi) capo della Squadra mobile di Palermo ucciso dalla mafia il 21 luglio 1979 sotto ordine di Riina, per le qualità investigative che fecero irritare Cosa Nostra siciliana. L’omicidio fu eseguito da Leoluca Bagarella, che sparò sette colpi di pistola alle spalle del giudice.

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Quando giudice Rocco Chinnici incaricò, nel 1980 Falcone, di proseguire le indagini su Rosario Spatola, il magistrato iniziò ad indagare anche sul fronte newyorkese, stringendo una ferrea collaborazione con l’FBI e i colleghi americani – celebri le indagini e le condanne avvenute dopo l’indagine giudiziaria “Pizza connection” che non solo scardinò un’ingente traffico di eroina, ma riuscì a mostrare al mondo le connessioni tra Cosa Nostra siciliana e le cinque famiglie newyorkesi di Cosa nostra statunitense. Falcone aveva dimostrato come seguire il denaro poteva spesso ricondurre alle logiche e ai terminali degli affari criminosi. Molti colleghi del giudice ricordano, come lo stesso Falcone, esaminava gli assegni circolari uno per uno e in modo minuzioso. Le indagini finanziarie furono il punto cardine per delineare mappe e circuiti affaristici della mafia – Giovanni Falcone diceva che se la droga non lascia tracce, lo stesso non vale per il denaro utilizzato per acquistarla. Il “metodo Falcone” diventerà così un pilastro nel contrasto alle mafie e aprirà le porte anche alle indagini internazionali e alla cooperazione, con l’obiettivo di scavare e intercettare e risalire la piramide che riconduceva spesso agli investimenti di capitali riciclati per ripulirli in altre attività.

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La “risoluzione Falcone” approvata dall’Onu nel 2020

L’eredità del magistrato, faro nella lotta alle organizzazioni criminali, rimane non solo nell’impegno di tanti altri magistrati, forze dell’ordine e delle associazioni che quotidianamente operano per contrastare le mafie sul territorio nazionale e internazionale – ma anche nella cooperazione connessa alle relazioni internazionali. Nell’ottobre del 2020, all’unanimità, nel corso della Conferenza delle Parti sulla Convenzione Onu contro la criminalità transnazionale (Convenzione di Palermo), la “Risoluzione Falcone” è stata approvata da 190 nazioni. Quasi in continuità con il lavoro svolto da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino all’interno del Pool antimafia, voluto dal magistrato Nino Caponnetto, il metodo Falcone rimane ancora oggi, e da qui si potrebbe leggere la grande intuizione e le capacità investigative di Falcone – un metodo all’avanguardia che rappresenta in sé una chiave spesso universale nella lotta alle organizzazioni criminali transnazionali e territoriali. La cooperazione internazionale, accompagnata da strumenti che purtroppo, ancora in molti Paesi in via di sviluppo risultano carenti, non può che essere un’arma molto influente nel contrasto alle mafie e ai cartelli del narcotraffico. Eliminare le connessioni dell’imprenditoria collusa e dell’intera zona d’ombra, significherebbe, come aveva capito Giovanni Falcone, interrompere il flusso che sostiene in parte le strutture delle organizzazioni criminali.

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