Il Traditore, di Marco Bellocchio: cosa c’è di vero e cosa c’è di finto

Buscetta, Traditore di Bellocchio, in molti si chiedono se la storia rappresentata sia affidabile e attendibile, altri invece si chiedono se il rapporto con Falcone e il “pentito” sia vero.

Il Traditore, cosa c'è di vero nella pellicola di Tommaso Bellocchio (Getty Images)
Il Traditore, cosa c’è di vero nella pellicola di Tommaso Bellocchio (Getty Images)

Dalle ultime indiscrezioni la pellicole di Marco Bellocchio non ha tradito le aspettative, e rispecchia la storia di Tommaso Buscetta. In molti dopo aver visionato il trailer il 23 Maggio 2019, erano stati indotti a pensare che non rispecchiasse la vera storia.

Facilmente la critica si è spostata su una storia modificata per non creare scalpore, altri invece hanno pensato che il giudice Giovanni Falcone abbia intrattenuto un rapporto “amichevole” con il collaboratore di giustizia che riuscì a smantellare la struttura di Cosa Nostra.

Nella trama e soprattutto con il proseguire della pellicola, ci si accorge che è un film scrupoloso proprio perché si basa sulla documentazione storia. Ci sono delle ricostruzioni di incontri tra Giovanni Falcone e Tommaso Buscetta.

Il testamento affidato da Falcone nelle mani di Marcelle Padovani, corrisponde anche alle Nouvel observateur, durante gli ultimi mesi di vita del giudice.

Il “lei” pronunciato tra il giudice e il collaboratore ha segnato una sorta di riconoscimento dignitoso, all’uomo che collabora con la criminalità.

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Il Traditore, il travolo tra il giudice e il collaboratore ha segnato la distanza tra i due ruoli

La parola scelta per raffigurare e intitolare il film è stata pensata proprio per indicare il punto di vista dei Corleone, nel libro di Giovanni Falcone. Marco Bellocchio ha compiuto uno sforzo maggiore per attenersi quanto più possibile alla realtà.

L’aula bunker detta anche “astronave” è stata ricostruita nei minimi dettagli, cercando di dare l’atmosfera giusta per la sala dove si tenne il difficile e storico processo di primo grado.

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Nelle scene si è cercato di rendere quanto avvenuto in quella sala, sia nelle parole che nei fatti, il Presidente della Corte d’Assise, Alfonso Giordano conduce in maniera autorevole e complicata il maxi processo dei mafiosi.

Il film si presenta anche come un documentario, dove riesce a rendere funzionale la solita retorica della cultura mafiosa, la pellicola rispecchia in maniera integerrima un uomo complesso e controverso senza mai sconfinare nelle idealizzazioni.

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La morale viene presa in considerazione anche per quanto riguarda il punto di vista del pentito mafioso. Il film visionandolo il 23 Maggio potrebbe essere visto come la lama nella piaga per chi ha vissuto sulla propria pelle la morte di Giovanni Falcone.

Tra queste persone ci sono Francesca Morvillo, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani.

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