È ormai accertato da vari studi scientifici che il Covid-19 può andare a causare anche danni cerebrali a distanza di alcuni mesi dalla guarigione: secondo una ricerca italiana la metà dei pazienti che supera l’infezione presenta disturbi cognitivi o danni neurologici.
Più ricerche fino ad oggi hanno dimostrato come il Covid-19, a lungo termine, abbia effetti moderati o gravi anche sul sistema nervoso. L’infezione infatti colpisce diversi organi anche dopo l’avvenuta guarigione e presenta un quadro clinico diversificato. Recentemente un ampio studio statunitense pubblicato sulla rivista The Lancet Psychiatry ha rilevato che, su oltre 230mila pazienti, un soggetto su tre ha ricevuto diagnosi di un disturbo mentale o psichiatrico entro sei mesi dall’infezione.
Nel 2020 una ricerca svedese condotta dall’Università di Goteborg aveva preso in esame circa cinquanta pazienti ricoverati in ospedale in forma leggera, moderata e grave, paragonando poi le analisi con quelle di altri soggetti non infetti: dallo studio, pubblicato sulla rivista Neurology, erano emersi alcuni sintomi clinici e neurofisiologici a livello cerebrale. La ricerca più recente sui danni del Covid-19 al sistema nervoso arriva dall’Italia ed è stata condotta da Massimo Filippi, direttore dell’unità di Neurologia dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano.
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Lo studio è stato presentato in occasione del congresso dell’Accademia Europea di neurologia. Dai dati emersi, una persona su due presenta disturbi cognitivi o deficit neurologici due mesi dopo le dimissioni dall’ospedale e la guarigione dall’infezione. Un numero che dimostra l’alta percentuale dei problemi di natura psicopatologica e cognitiva associati al Covid-19, persistenti anche diversi mesi dopo la remissione della malattia.
La ricerca ha coinvolto 49 pazienti, i quali sono stati sottoposti a una valutazione neuropsicologica e a una risonanza magnetica a sessanta giorni dalla guarigione. Tra questi, si evince che il 18% presenta un disturbo da stress post-traumatico, il 16% disturbi depressivi, un altro 16% disturbi delle funzioni esecutive, come la pianificazione e la velocità di elaborazione delle informazioni, il 6% registra problemi di memoria a lungo termine e un altro 6% problemi di natura visuo-spaziale.
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In linea generale, i dati dello studio condotto da Massimo Filippi mostrano che la maggior parte dei problemi cognitivi sembra interessare prevalentemente i pazienti giovani: tra gli under 50 presi in considerazione, la maggioranza presenta disturbi nella sfera delle funzioni esecutive. Come conseguenza, risulta più difficile concentrarsi, pensare o ricordare.
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