Paralimpiadi Tokyo, Bebe Vio: “Ho rischiato di morire”

Bebe Vio racconta l’infezione che l’ha colpita ad aprile: “La prima diagnosi era amputazione dell’arto sinistro entro due settimane e morte entro poco. La medaglia è dei medici, non mia”.

Oggi 28 agosto Bebe Vio ha vinto il secondo oro ai Giochi Paralimpici della sua carriera nel fioretto individuale alle Paralimpiadi di Tokyo 2020, dopo il trionfo di Rio 2016. La campionessa è rimasta in finale anche questa volta con l’atleta 27enne cinese Jingjing Zhou, battendola per la seconda volta (clicca qui per vedere gratuitamente il match in streaming su Rai Replay).

Lo scorso aprile però la ragazza ha rischiato di non partecipare a queste paralimpiadi a causa di una infezione da stafilococco che è “andata molto peggio del dovuto”, racconta Beatrice. Infatti il 4 aprile la ragazza ha subito un’operazione all’arto sinistro e si prevedeva che la malattia sarebbe peggiorata fino ad amputare dopo due settimane completamente la gamba, rischiando la morte dopo poco.

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Dunque per Bebe Vio è stata una doppia vittoria e una gratificazione di tutti gli sforzi che la ragazza ha fatto da quando ha iniziato a tirare di scherma all’età di 5 anni, e una rivincita per la sua malattia che all’età di 11 a causa di una meningite fulminante le ha portato via parte delle gambe e gli avambracci. La vittoria di oggi è stata sancita da un urlo di gioia, seguito da un momento di commozione e ha raccontato della malattia che l’aveva costretta a rinunciare alle gare di sciabola di aprile.

L’atleta di Mogliano Veneto ha voluto condividere questa gioia anche con il suo team composto da preparatori atletici e fisioterapisti che l’hanno accompagnata in questo suo percorso verso Paralimpiadi di Tokyo. “Sono state due medaglie completamente diverse. A Rio è stata l’emozione della prima volta, mentre qui è stata veramente tosta perché non era nemmeno scontato che potessi tornare a tirare”, ha raccontato Vio. La schermitrice poi sul suo profilo Instagram posta la foto della sua vittoria scrivendo con la solita positività: “Se sembra impossibile, allora si può fare..due volte!”.

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