Delitto Nada Cella; arrivano le minacce alla criminologa che segue il caso

Sono passati venticinque anni dalla morte di Nada Cella, venticinquenne brutalizzata a Chiavari nel 1996 nello studio di un commercialista (dove lavorava come segretaria). Ma in questi giorni è arrivato un doppio colpo di scena: le indagini sono state riaperte, e qualcuno ha lanciato gravissime minacce alla criminologa che si occupa del caso.

Il 6 maggio del 1996 Nada Cella, originaria di Santo Stefano D’Aveto (Genova), fu massacrata nell’ufficio di Marco Soracco, commercialista. Soracco all’epoca venne indagato e subito prosciolto. Non era lui l’assassino… La tragedia rivelava poche tracce, e gli inquirenti non furono in grado di risolvere il mistero. Tutto avvenne del condominio del civico 14 di via Marsala a Chiavari. Secondo la polizia, la giovane segreteria fu aggredita con un colpo contundente e lasciata a morire da un aggressore senza volto.

Si riapre il caso di Nada Cella

Giovane criminologa fa riaprire il caso Cella – ck12

Ora, a venticinque anni esatti da quel delitto senza giustizia, la polizia scientifica annuncia che effettuerà il luminol e altre analisi tecniche su un motorino di un personaggio implicato nella vicenda. Si tratta di Annalucia Cecere, ex insegnante, già al tempo indagata per omicidio aggravato e poi anche lei prosciolta. Secondo il pm la Cecere avrebbe covato sentimenti di gelosia e di odio nei confronti della vittima.

Lo scooter di Annalucia Cecere ora è custodito in un autosoccorso di Cuneo dopo che gli investigatori della squadra mobile di Genova lo avevano sequestrato questa estate. Secondo quanto comunicato dalla polizia, la donna lo avrebbe portato da Chiavari a Boves, in provincia di Cuneo, e lì lo teneva ben nascosto in un box.

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Quali sono gli elementi per il riaprire il caso? Sono stati rilevati alcuni profili di DNA femminili e maschili sulla camicetta della vittima e sulla sedia dell’ufficio. Poi, la scientifica ha trovato un’impronta papillare. In più, ci sono anche alcuni bottoni rinvenuti all’epoca dei fatti in casa della Cecere, uguali a un altro bottone trovato sotto il corpo della segretaria uccisa.

Tutti questi dati saranno analizzati per cercare di risalire al nome del sospettato, sotto la direzione del procuratore capo Francesco Cozzi. E, come già sottolineato, quasi tutto il lavoro di ricerca è stato svolto dalla nuova e giovane criminologa che affianca la famiglia Cella (in passato era stata chiamata anche in causa la Bruzzone, ma il suo lavoro non portò risultati rilevanti).

Perché il caso è stato riaperto?

criminologa Pesce Delfino
Antonella Pesce Delfino, criminologa vittima di minacce – ck12

In realtà il caso non era mai stato chiuso ufficialmente. La famiglia Cella si è battuta per decenni affinché gli inquirenti facessero luce su quel delitto. L’impulso decisivo però è arrivato da una nuova criminologa, Antonella Pesce Delfino, nominata dalla famiglia della vittima. La Pesce Delfino ha vagliato il caso daccapo, durante un lavoro privato di studio, e ha scoperto molte novità interessanti. Così, in pratica, è rispuntato il nome della Cecere.

Ma non solo la Cecere è indagata. Tornano a essere seguiti dalla polizia anche il commercialista Marco Soracco con l’anziana madre. Questi ultimi sono accusati di false dichiarazioni al pm. Infatti, nei primi interrogatori mentirono sui reali rapporti tra il professionista e l’ex insegnante.

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Tra gli elementi non presi inizialmente in considerazione, secondo la Pesce Delfino, c’è anche la testimonianza di una donna che aveva detto di avere visto, proprio la mattina del delitto, la Cecere sotto lo studio di Soracco mentre andava via sul suo motorino.

Il movente dell’omicidio, le ragioni delle minacce

Nada Cella, quando si credeva scomparsa (captured) – ck12

Per gli investigatori, coordinati dal procuratore Francesco Pinto e dal sostituto Gabriella Dotto, proprio quel motorino potrebbe essere la chiave di volta per risolvere il mistero della morte di Nada Cella. Sullo scooter potrebbero esserci ancora possibili tracce di sangue, o di DNA della vittima.

Il movente, isolato dalla criminologa Pesce Delfino (che è anche un’esperta di genetica) e riconosciuto dagli inquirenti, verterebbe sulla folle gelosia della Cecere. L’ex maestra era innamorata di Soracco, e si era accorta che il commercialista si era infatuato della sua segretaria.

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La Cecere, che oggi ha cinquantatré anni, ha già dichiarato di sentirsi tranquilla. Offre la propria collaborazione agli inquirenti, giurando di non aver niente da nascondere. Ma sarà proprio così?

L’ultima sorpresa: gli audio intimidatori

Oggi è venuto fuori che Annalucia Cecere non si sentiva in realtà così tranquilla! L’ex insegnante, infatti, minacciava la criminologa Antonella Pesce Delfino. E lo faceva mentre quest’ultima, alla fine del 2018, stava svolgendo accertamenti preliminari sul caso, per chiedere alla Procura (insieme all’avvocato Sabrina Franzone) la riapertura del fascicolo.

La Pesce Delfino è in possesso di due audio, in cui viene minacciata dalla Cecere. Il materiale è già stato acquisito dai pm. Questi documenti audio sono stati inoltrati dalla Cecere allorquando si rese conto che la criminologa stava indagando su di lei. Poco prima, infatti la Pesce Delfino aveva scovato la Cecere nella sua nuova abitazione di Boves, in provincia di Cuneo, e per parlarle si era finta una sondaggista.

Il contenuto delle minacce alla criminologa

Nella prima registrazione Annalucia dimostra di aver capito che Pesce Delfino stava indagando in profondità nel suo passato e cerca allora di minacciarla affinché la smetta subito. Nel secondo audio l’indagata afferma di aver chiamato lei la polizia: “E ora ti trascinerò per i capelli dentro al caso!”. Ma non finisce qui… Le minacce alla criminologa sono andate avanti.

Nell’ultima frase Annalucia Cerere diventa molto più cattiva: “Ti faccio fare le domandine: indovina indovinello, chi è la zoc…la che è venuta a casa mia?”

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