Da giorni in Etiopia è in corso una retata contro attivisti, cooperanti e missionari: tra i volontari arrestati c’è anche l’italiano Alberto Livoni, che lavora per il Vis. Ecco cosa sta accadendo nel Paese del Corno d’Africa.
È stato arrestato in Etiopia il 6 novembre scorso il cooperante italiano Alberto Livoni. Originario dell’Emilia Romagna, ha alle spalle anni di esperienza nell’ambito delle missioni umanitarie. Nel Paese dell’Africa orientale lavora per il Volontariato Internazionale per lo Sviluppo (Vis), occupandosi nel Tigray di progetti scolastici dedicati ai giovani profughi.
L’intera Etiopia sta vivendo un clima di forte tensione a causa dell’avanzata sulla capitale Addis Ababa da una parte delle forze del Fronte popolare di liberazione del Tigray (Tplf) e dell’altra dell’Esercito di liberazione Oromo (Ola). Circa dieci giorni fa, dopo aver subito una grave offensiva, il governo federale guidato dal premier Abiy Ahmed, premiato due anni fa con il Nobel per la Pace, ha dichiarato lo stato di emergenza.
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Etiopia, governo contro cooperanti: perché Alberto Livoni è stato arrestato
Il Tigray, ormai da tempo isolato dalle forze governative a causa dell’insurrezione militare, si trova senza rifornimenti di cibo e di medicine: le condizioni in cui vive la popolazione sarebbero drammatiche. Secondo l’Onu il governo starebbe bloccando i convogli umanitari con il timore che i rifornimenti distribuiti finiscano anche nelle mani dei miliziani ribelli. Come reso noto da Repubblica, non ci sono ancora conferme ufficiali sulle motivazioni che hanno portato all’arresto di Alberto Livoni.
Non si esclude che l’operatore umanitario sia rimasto vittima della paranoia in cui vivono attualmente le forze al governo. Stando infatti a quanto scritto dal quotidiano romano, al cooperante sarebbe stata contestata “la cessione di una valigetta con un milione di birr – pari a circa 20mila dollari – con il sospetto che il denaro servisse ad aiutare la popolazione tigrina”.
Il consolato e l’ambasciata italiana si sono subito messi in contatto con le autorità etiopi per trovare una soluzione al fermo del cooperante italiano. Non è chiaro dove sia detenuto. Nell’ultima settimana sono stati segnalati diversi altri arresti non solo di missionari e volontari, ma anche di dipendenti delle Nazioni Unite. Le retate e le perquisizioni sarebbero ormai all’ordine del giorno.