COP26: l’Italia non ha firmato l’accordo sulle auto elettriche

La delegazione italiana presso la COP26 non ha firmato il patto sulle auto elettriche, accordo che esclude le auto a combustione interna.  

(Photo by Phil Noble – Pool/Getty Images)

Dalla conferenza di Glasgow arriva una notizia che sicuramente farà discutere. L’Italia non ha firmato il patto sulle auto elettriche, accordo che esclude le auto che utilizzano le classiche combustioni fossili. La misura spinge i paesi ad immatricolare solo auto elettriche dal 2035, una scelta che non ha convinto nemmeno la Germania.

Seppur gli accordi della COP26 non sono vincolanti, le scelte dei paesi possono certamente minare o meno la credibilità internazionale. In poche parole, quello che passerà dalla stessa conferenza non è altro che una previsione di quello che i paesi faranno per impegnarsi realmente a lottare contro in cambiamento climatico e ridurre le emissioni di CO2.

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La decisione intrapresa dell’Italia e dalla Germania non è altro che la realizzazione del dubbio dei due paesi nei confronti della misura. Come spiega il Corriere della Sera, Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo ha giustificato in qualche modo la scelta spiegando che “Dobbiamo affrontare la transizione ecologica con un approccio tecnologicamente neutrale: decarbonizzazione non può diventare sinonimo di elettrico.”

Il ministro ha affermato che la lotta al cambiamento climatico non può diventare una lotta ideologica e che bisogna studiare anche le alternative all’elettrico. Giorgetti ha citato ad esempio le ricerche sullo sviluppo delle auto ad idrogeno.

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L’Italia, si scontra in qualche modo con la Commissione europea anche sull’agricoltura. È stato lo stesso premier Draghi, come spiega il Corriere, ad affermare che probabilmente bisognerebbe bloccare gli investimenti speculativi nelle certificazioni sulle emissioni Green. Resta il fatto che questa scelta farà sicuramente discutere, non tanto per il valore della proposta, ma bilateralmente sugli intenti.

Seppur dalla COP26 sono uscite parecchie decisioni importanti, sembrerebbe che la spinta politica verso la transizione non abbia ancora assorbito quella sociale, un nesso che nei prossimi anni potrebbe diventare sempre più vincolante.

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