Sei città polacche ‘bandite’ dall’Europa, la Commissione UE respinge richieste di finanziamento: “La Polonia non rispetta diritti LGBT”.
La Commissione europea ha respinto le richieste di finanziamento legate ad alcuni programmi europei di sei città polacche, a causa del loro atteggiamento ufficiale nei confronti della comunità LGBT. Helena Dalli, commissario europeo per l’uguaglianza, è apparsa molto chiara sul punto: “I valori e i diritti fondamentali dell’UE devono essere rispettati dagli Stati membri e dalle autorità statali”. Secondo la commissaria, le città avrebbero adottato risoluzioni discriminatorie contro la comunità LGBTI e più in generale avrebbero negato i “diritti della famiglia”.
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I sei comuni avevano richiesto sovvenzioni tra 5.000 e 25.000 euro da un programma dell’UE per incoraggiare partenariati culturali tra città gemellate in diversi Stati membri. Nelle scorse ore, è stato pubblicato un elenco di 127 città che avevano ottenuto queste sovvenzioni, peraltro di modesta entità: c’erano 8 città polacche, ma almeno altre sei non erano inserite nella lista. Secondo un portavoce della Commissione, l’Agenzia esecutiva per l’istruzione, gli audiovisivi e la cultura (EACEA) dell’UE ha scritto ad alcune città chiedendo chiarimenti sulla loro posizione sui diritti LGBT.
Alcune regioni polacche si sono dichiarate “zone libere dall’ideologia LGBT” o hanno adottato dichiarazioni sui “diritti della famiglia” che Bruxelles considera discriminatorie. Il Parlamento europeo ha condannato questo atteggiamento. Il portavoce della Commissione UE ha chiarito le ragione per cui sei città polacche sono state escluse: “L’invito a presentare proposte per il programma di gemellaggio stabilisce che deve essere accessibile a tutti i cittadini europei senza alcuna forma di discriminazione sulla base di genere, origine etnica, religione o convinzioni personali, disabilità, età o orientamento sessuale”. Ma è polemica su questo mancato finanziamento: da più parti si indica la vera causa dell’atteggiamento complessivo del governo polacco, con alcuni esponenti che puntano all’uscita dalla Convenzione di Istanbul. L’ex parlamentare Luca Volontè, intervenendo sul portale La Nuova BQ, denuncia intanto “l’ennesimo abuso, grave e legalmente infondato, della Commissione Europea”.
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