Coronavirus: probabile sovrastima dei casi

Si continua a parlare di Coronavirus. In particolare, si cerca di fare chiarezza: non tutti i positivi sono effettivamente contagiati. I test, spesso, rilevano anche virus morti.

(Photo by Jane Barlow – WPA Pool/Getty Images)

I dati che ci vengono mostrati non sempre sono attendibili. Questo perché il test di riferimento utilizzato per diagnosticare il coronavirus è così sensibile che potrebbe rilevare anche frammenti di virus morto legato a vecchie infezioni. Tesi sostenuta dagli scienziati britannici, autori di uno specifico studio.

Leggi anche –> Marina Berlusconi positiva al Coronavirus

Le ricerche della Bbc online

Carl Heneghan, dell’Università di Oxford, uno degli autori dello studio, ha affermato che invece di fornire un risultato “sì/no” in base al rilevamento di un virus, i test dovrebbero avere un punto limite in modo che quantità molto piccole di virus non si traducano in una positività, riferisce la Bbc online. E proprio il rilevamento di tracce di vecchi virus potrebbe in parte spiegare perché in Gran Bretagna (e non solo) il numero di casi è in aumento mentre i ricoveri ospedalieri rimangono stabili.

Il Center for Evidence-Based Medicine dell’Università di Oxford ha esaminato i dati di di 25 studi in cui campioni di virus da test positivi sono stati messi in una capsula di Petri per vedere se si sviluppavano. Questo metodo di “coltura virale” può indicare se il test positivo ha davvero rilevato virus attivi che possono riprodursi e diffondersi, o solo frammenti di virus morti che non crescono in laboratorio, o in una persona.

(Photo by SEBASTIEN BOZON/AFP via Getty Images)

La durata del contagio

La maggior parte delle persone è contagiosa solo per circa una settimana, ma potrebbe risultare positiva nelle settimane successive. E i ricercatori affermano che questa ‘eccessiva sensibilità’ dei test potrebbe portare a una sovrastima dell’attuale dimensione della pandemia. Inoltre, benché non sia possibile controllare ogni test per vedere se è presente un virus attivo, la probabilità di falsi positivi potrebbe essere ridotta se gli scienziati riuscissero a individuare un discrimine. Ciò impedirebbe anche quarantene inutili.

Impostazioni privacy