Reinfezione Covid: immunità per chi è guarito? La risposta della scienza

Chi guarisce dal Covid è più protetto rispetto a chi non è mai stato contagiato, tuttavia il rischio di reinfezione esiste. Un articolo del Corriere della Sera ha messo in relazione guariti e vaccinati per la ripartenza dell’Italia.

Jane Barlow – WPA Pool/Getty Images

Chi è già stato contagiato dal Covid ed è guarito si può riammalare? Chiunque si è posto la domanda almeno una volta quest’anno. Pur non essendoci ancora studi definitivi, la risposta del mondo scientifico sembra essere ad oggi univoca: la reinfezione è possibile, ma si tratta di un fenomeno raro.

Nella maggior parte dei casi gli anticorpi riuscirebbero infatti a persistere nel tempo. L’Istituto superiore di sanità, in collaborazione con la provincia di Trento, ha scoperto che mentre gli anticorpi contro il capside virale tendono a scomparire, quelli contro la proteina Spike (che consente al virus di legarsi alla cellula) sopravvivono con un’alta percentuale.

“Alcuni episodi di reinfezione sono stati segnalati ma sono estremamente sporadici”, aveva spiegato Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione del Ministero della Salute, in occasione della conferenza stampa di inizio dicembre sull’analisi della situazione epidemiologica in Italia. I casi da reinfezione ad oggi ben documentati dovrebbero essere poco più di 20.

Roberto Burioni ha evidenziato su “Medical Facts” che le caratteristiche genetiche del primo e del secondo virus sono diverse, con il secondo contagio che sarebbe più grave: “Bisogna però considerare anche le reinfezioni asintomatiche, probabilmente più frequenti ma meno note. Per questo la protezione clinica fornita dalla prima infezione potrebbe essere molto più solida”.

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Reinfezione Covid, guariti più protetti di chi si vaccina: la riflessione sul Corriere della Sera

Secondo uno studio recente del Policlinico San Matteo di Pavia in collaborazione con il Karolinska Institute di Stoccolma, le cellule memoria degli anticorpi persistono per almeno 6-8 mesi dall’infezione. Il piano di somministrazione dei vaccini potrebbe essere quindi sviluppato tenendo conto del basso rischio di reinfezione nella popolazione già guarita.

A questo proposito un articolo del Corriere della Sera firmato da Milena Gabanelli e Simona Ravizza pone l’attenzione su uno studio preliminare del Policlinico San Matteo, insieme agli ospedali di Piacenza e Lecco, su un gruppo di operatori sanitari infettati dal virus durante la prima ondata. Secondo la ricerca dopo la guarigione dal virus solo l’1,8% di loro si è reinfettato, di cui oltre la metà in modo asintomatico.

In base ai dati emersi dallo studio, le giornaliste fanno notare che la protezione naturale di un guarito dovrebbe essere più elevata rispetto a chi ricorre al vaccino, la cui efficacia è pari al 95%. “Se mi sono ammalato ho l’1,8% di probabilità di contagiarmi, con il vaccino il 5%”, si legge nell’articolo.

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Se lo studio dovesse essere confermato anche su un campione di popolazione generale potrebbe essere quindi concessa una maggiore libertà ai guariti, mentre le persone che non si sono mai infettate potrebbero essere vaccinate per prime.

La via più semplice per la ripartenza del Paese, come spiegato sul Corriere della Sera, potrebbe quindi essere quella di far esibire la certificazione del test di negatività e dell’avvenuta vaccinazione: “Nei prossimi mesi ci saranno altre strette e il peso verrebbe almeno in parte attenuato”.

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