Caso Cucchi, la sentenza: “Lo Stato non può disinteressarti di un detenuto”

Caso Cucchi, lo si legge nelle motivazioni della sentenza di assoluzione dei medici del novembre 2019: cos’hanno scritto i giudici

Stefano Cucchi

I giudici della Corte d’Appello di Roma il 14 novembre 2019 con una sentenza hanno assolto un medico e prescritti altri quattro in merito alla vicenda di Stefano Cucchi, il ragazzo romano pestato a morte mentre entra in carcere dopo il ricovero all’ospedale Pertini di Roma.

Nella motivazione della sentenza i giudici hanno scritto che lo Stato ha “certamente il diritto di fare un prigioniero ma non di disinteressarsene”. Parole pensanti come un accusa di abbandono di un proprio cittadino.

Nella motivazione Cucchi viene definito un paziente di difficile approccio e “probabilmente scarsamente disponibile all’interlocuzione”, con il quale era difficile instaurare un rapporto, evidenziando un “infantile” rifiuto ai trattamenti.

Ma sali motivi non sono sufficienti per sostenere che ai medici non si potesse nulla contestare. C’è un “un festival di insipienze” che con il carattere di Cucchi hanno fatto poi scivolare la vicenda  – definita banale da un punto di vista giudiziario perché trattasi di un fermo per stupefacenti – in tragedia.

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Stefano Cucchi, cosa successe

Era l’ottobre 2009 quando Cucchi fu fermato con addosso degli stupefacenti. Dopo la caserma e il pronto soccorso al Fatebenefratelli, Cucchi morì nel reparto detenuti dell’ospedale Pertini dove morì dopo una settimana dal fermo.

Dieci anni dopo, grazie alla lunga battaglia portata avanti dalla famiglia e in particolare dalla sorella Ilaria Cucchi, e alle dichiarazioni del carabiniere Francesco Tedesco, in primo grado furono condannati a dodici anni per omicidio preterintenzionale i carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro.

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Le condanne arrivarono nel secondo procedimento dopo che Tedesco parlò dei pestaggi dei colleghi. Nel primo procedimento nel 2016 furono processati e assolti i sanitari e le guardie carcerarie che ebbero contatti con Cucchi in quei giorni.

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