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Giappone: la rinascita di Fukushima passa dall’innovazione dei coltivatori

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Francesco Serra

L’11 marzo sarà un giorno importante per tutto il Giappone e per il mondo. A 10 anni dal disastro di Fukushima i coltivatori di riso vedono la luce e puntano sull’innovazione. Dal maggio del 2017 gli agricoltori hanno iniziato a ricoltivare i campi e a mettere le basi per un nuovo modo di coltivare, affiancati dalla tecnologia.

SOMA, JAPAN – SEPTEMBER 13: A man works at a rice field, about 50 kilometers from Fukushima Nuclear Power Plant, on September 13, 2011 in Soma, Fukushima Prefecture, Japan. Japan is marking sixth months since a magnitude 9.0 earthquake struck Japan offshore on March 11 at 2:46pm local time, triggering a tsunami wave of up to ten metres which engulfed large parts of north-eastern Japan and also damaging the Fukushima nuclear plant, causing the worst nuclear crisis in decades. The current number of dead and missing is reportedly estimated to be 22,900. (Photo by Athit Perawongmetha/Getty Images)

10 anni fa uno dei più grandi disastri nucleari della storia mondiale colpiva il Giappone. Il tragico evento aveva causato delle vittime ma avrebbe cambiato per molti anni anche le abitudini del distretto di Fukushima. Era il 2017 quando i coltivatori tornarono sui campi per la semina di riso per la vendita. Naturalmente la possibile presenza di radiazioni ha ostacolato in un certo senso il processo di vendita commerciale che però i coltivatori di riso hanno cercato di superare grazie all’apporto della tecnologia.

Adesso i coltivatori sperano di consegnare l’eredità delle coltivazioni alle nuove generazioni. La semina di riso rappresenta da sempre in quell’area una grande fonte di introiti e di sopravvivenza da parte della popolazione, grazie anche alle esportazioni. Da diversi anni la prefettura di Fukushima sta puntando allo sfruttamento delle nuove risorse provenienti dalle energetiche rinnovabili per la produzione agricola. Un passo in avanti che sta permettendo ai coltivatori di avviarsi non solo verso una vera e propria transizione green ma anche verso una nuova spinta per le esportazioni, grazie alle nuove garanzie per escludere le contaminazioni da radiazioni.

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Prima dei fatti del 2011, il raccolto annuale di riso a Fukushima arrivava a raggiungere anche 445.700 tonnellate per poi scendere a 353.600 tonnellate, media mantenuta negli anni successivi. Le esportazioni ad Hong Kong hanno subito una diminuzione superiore al 90%. Dall’altra parte però il governo ha sostenuto le esportazioni attraverso la promozione, strategia che è parsa vincente.

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Oggi l’agricoltura si riprende quei campi e la tecnologia diventa una risorsa per definire nuovi metodi di coltivazione in tutta sicurezza, mantenendo la qualità e la tradizione.

Workers harvest xxxx inside the clean room at Panasonic Corp.’s plant factory on November 30, 2016 in Fukushima, Japan. One of Japan’s largest electronics companies, Panasonic opened the factory to the media today. The factory helps to achieve stable production of vegetables by industrialising agriculture with its environmental control technologies and knowledge on factory management, according to the company.

Giappone: Fukushima, Il ritorno alla semina del riso

Il riso doveva essere sottoposto ai rigidi controlli di sicurezza per escludere la contaminazione da radiazioni. Lo scorso anno, dopo lo sviluppo del Fukushima Agricultural Technology Center, un lavoro andato avanti per oltre 14 anni, il riso con marchio originale “Fuku, Warai” è stato finalmente raccolto, per la prima volta. In questo caso internet è stato funzionale, vetrina per la vendita che ha raggiunto oltre 16,8 tonnellate sulle 37 raccolte, superando anche le aspettative dei coltivatori. Vendite che dovrebbero partire su larga scala già dall’inizio di questo anno.

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La prefettura consentirà però solo agli agricoltori che avranno la certificazione Good Agriculture Practice e altri coltivatori certificati e sicuri di produrre per il nuovo marchio originale, nel rispetto della qualità e della credibilità. “Sono orgoglioso di produrre riso sicuro […] Voglio che tutti sappiano che il riso coltivato a Fukushima è gustoso.” ha dichiarato Shiroyuki Terasawa, come riporta il The Japan Times. Terasawa è l’unico produttore per il nuovo marchio nella regione costiera di Hamadori nella prefettura di Fukushima. La risaia di Terasawa nella città di Minamisoma ha rivisto la semina del riso a partire dal 2015, dopo esser stata distrutta dallo tsunami.

In Giappone, nel distretto di Fukushima molti agricoltori avevano interrotto le proprie attività e mai alcuni avrebbero pensato di poter far ritorno. Progetto che sembra sempre di più prendere vita, molti coltivatori hanno fatto ritorno negli ultimi anni, grazie alla creazione sempre più frequente di società agricole.

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Diverse società agricole iniziano a utilizzare i dispositivi per “l’agricoltura intelligente”: droni, gps sugli immensi terreni agricoli, grazie soprattutto all’apporto delle giovani generazioni nell’agricoltura. Ami Endo, un 23enne, all’epoca del disastro 13enne, racconta così la nuova filiera, dichiarandosi fedele all’agricoltura “Volevo ripristinare il paesaggio rurale e le interazioni tra le persone della comunità locale che un tempo erano comuni”. Oggi Endo lavora con il padre e getta in avanti l’amo della speranza “Posso imparare cose che non so dai miei predecessori nella comunità. Voglio creare un’azienda a tutto tondo che si occuperà di produzione, commercializzazione e distribuzione (di prodotti agricoli)”. Una gestione quella del governo che in Giappone ha sicuramente contribuito al rilancio dell’agricoltura nel distretto di Fukushima.

 

 

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