Tunisia, arrestato mediatore italiano: dovrà restare in carcere per 2 mesi

Lassaad Bouajila, mediatore culturale torinese, si trova in carcere a Monastir dove dovrà scontare una pena di 2 mesi di reclusione. 

Risolto il giallo di Lassaad Bouajila, il mediatore culturale torinese di cui si erano perse le tracce dal 28 gennaio, quando era rientrato in Tunisia. Il 43enne, con la cittadinanza tunisina e italiana, è stato arrestato dalla polizia a Monastir, colpevole di aver filmato l’intervento delle forze dell’ordine durante una manifestazione di protesta.

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Tunisia: arrestato mediatore culturale italiano

A confermare con sicurezza la notizia del suo arresto è Faouzi Haji Sassi, il presidente della comunità tunisina a Torino, città dove Lassaad vive e lavora da quando aveva 22 anni. Era arrivato in Italia nel 2000, si era iscritto nella facoltà di lettere e filosofia con una specializzazione in scienze linguistiche e con orgoglio aveva conseguito la laurea con una tesi sulla lingua e la cultura italiana in Tunisia. Da 4 anni, aveva incominciato a lavorare per una cooperativa sociale, Senza Frontiere, con sede a Torino.

Il 6 gennaio di quest’anno, Lassaad aveva deciso di tornare a Gheneda, poco distante da Monastir, per rivedere la sua famiglia. Sarebbe dovuto rientrare dalle vacanze il 6 febbraio, ma i suoi colleghi e amici non hanno avuto più sue notizie a partire dal 28 gennaio. L’ultimo messaggio lo ha inviato dal suo cellulare la mattina del 27 gennaio, da allora il telefonino è spento e Bouajila non ha più visualizzato i messaggi su Whatsapp.

Amici, colleghi e il presidente della cooperativa torinese, Alberto Taboga, hanno cercato di ottenere in tutti i modi notizie di Lassaad, contattando la Farnesina, ambasciate e consolati, ma di risposte ufficiali ancora nessuna notizia. Haji Sassi è riuscito, però, a mettersi in contatto con i fratelli del giovane, gli unici ad aver chiarito quanto successo in Tunisia: Lassaad dovrà restare in carcere per 2 mesi, colpevole di aver filmato la violenza della polizia durante le manifestazioni pacifiche della popolazione e di aver presentato, poi, ricorso.

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Al momento, le autorità italiane non hanno ancora confermato ufficialmente il suo arresto. Resta la preoccupazione di quanti lo conoscono e lo descrivono come un bravo ragazzo e dedito al lavoro. “Ha sempre vissuto il suo lavoro come una missione. Il suo impegno nell’aiutare i migranti e i più deboli in generale è unico. Lo aspettiamo a braccia aperte e ci auguriamo che possa tornare presto a Torino a lavorare con noi” ha fatto sapere il presidente di Senza Frontiere.

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