Morto Sante Notarnicola, il bandito poeta: fece parte della banda Cavallero

Sante Notarnicola è morto a Bologna all’età di 82 anni: fu tra i componenti della banda Cavallero e in carcere scoprì la passione per la scrittura e la poesia.

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Sante Notarnicola (screenshot video – credit: CSOA Forte Prenestino)

È morto a Bologna il “bandito poeta” della banda Cavallero, Sante Notarnicola. Aveva 82 anni. Nato a Castellaneta nel 1938, fu autore di numerose rapine in banche e gioiellerie tra Milano e la provincia di Torino. Tra gli assalti più noti negli istituti bancari si ricorda quello del 1967 nella filiale del Banco di Napoli a Milano, un sanguinoso assalto in cui persero la vita 4 persone. Il criminale fu poi arrestato insieme al capobanda Pietro Cavallero e agli altri due compagni, Donato Lopez e Adriano Rovoletto. Sante Notarnicola era stato colpito dal Covid-19 ma era guarito: le cause del decesso sarebbero legate a complicanze dell’influenza.

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Sante Notarnicola: dall’ergastolo alla libertà

Al processo che si tenne in Corte d’Assise a Milano nove mesi dopo la cattura della banda Cavallero, Sante Notarnicola fu condannato all’ergastolo. Dopo essere stato rinchiuso in carcere, fu protagonista di diverse rivolte per ottenere migliori condizioni di detenzione. Riuscì così a conquistare una serie di diritti fino ad allora negati ai carcerati. Notarnicola nel 1976 tentò con altri quattro detenuti di evadere dal carcere attraverso un tour sotterraneo, ma fu scoperto dagli agenti. Due anni dopo fu poi il primo nella lista delle Brigate Rosse dei 13 nomi di detenuti da liberare in cambio del rilascio di Aldo Moro.

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Nel periodo trascorso in prigione scoprì una grande passione per la scrittura e nel 1972 pubblicò per Feltrinelli il suo primo libro, intitolato “L’evasione impossibile”. Successivamente scrisse anche due raccolte di poesie: “Con quest’anima inquieta” del 1979 e “La nostalgia e la memoria” del 1986. Sante Notarnicola nel 1995 riuscì ad ottenere il regime di semilibertà e dopo essere uscito dal carcere divenne il gestore del pub Muteneye a Bologna. Inoltre si dedicò a numerosi progetti sociali e culturali. Il 21 gennaio 2000 ottenne la libertà.

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