Vaccini Pfizer, il richiamo deve avvenire 21 giorni dopo la prima dose. Presa di posizione netta da parte dell’industria farmaceutica americana sulle voci possibili allungamenti dei tempi di somministrazione.
La voce della casa farmaceutica americana Pfizer si leva forte e chiara. Non sono possibili prolungamenti riguardanti i tempi di somministrazione della seconda dose del vaccino. Valeria Marino, direttore medico di Pfizer Italia, commentando l’eventuale allungamento a 5 settimane della finestra per la somministrazione della seconda dose richiesta dal Comitato Tecnico Scientifico.
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“Il vaccino è stato studiato per una seconda somministrazione a 21 giorni”. Come portavoce della casa farmaceutica americana Pfizer, il direttore Marino insiste sulla necessità di attenersi a quello che è emerso dagli studi scientifici, perché è soltanto questo che garantisce i risultati che hanno permesso poi l’autorizzazione del vaccino stesso. Una forzatura riguardante l’allungamento dei tempi di somministrazione della seconda dose, potrebbe compromettere l’esito positivo finale.
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Alcune regioni come il Lazio, la Liguria, la Toscana, l’Emilia, il Piemonte, la Campania dalla giornata di ieri stanno allungando la data del richiamo così come raccomandato dal Cts. Questa decisione del CTS sarebbe giustificabile, perché “non inficia l’efficacia della risposta immunitaria”. Tutto questo è conseguenziale alla decisione della struttura commissariale guidata dal generale Figliuolo di allungare i tempi di somministrazione della seconda dose del vaccino in maniera da avere più dosi a disposizione da poter utilizzare per ampliare ulteriormente il numero di persone coperte dalla prima dose.
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L’iniziativa del Generale Figliuolo riprende a piene mani da quella che fu, a suo tempo, la scelta che si fece durante la campagna di vaccinazione nel Regno Unito. Tutto questo ha il conforto dei dati scientifici, che confermano che già la prima dose di vaccino protegge dalle forme più gravi della malattia. Ma ora occorrerà valutare quanto le valutazioni su base scientifica che arrivano dalla casa farmaceutica americana conteranno nelle valutazioni, e successive decisioni, del CTS.
Se si procedesse al prolungamento del richiamo vaccinale, questo potrebbe far nascere ulteriori problemi legati al fatto che molti pazienti che hanno già fissato il richiamo con il vaccino Pfizer, potrebbero rifiutare il prolungamento perché non vi sono dati scientifici che supportino con assoluta certezza la mancanza di eventuali problematiche dovute ad una variazione dei tempi di somministrazione della seconda dose. Un’ipotesi, questa, da valutare attentamente, per non creare ulteriori problematiche che rallentino la campagna vaccinale sul nostro territorio.
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