Etgar Keret, chi è lo scrittore israeliano: la sua storia raccontata

Etgar Keret, è uno scrittore israeliano, ha pubblicato il suo libro “Sette anni di felicità”, la sua prima autobiografia dove ha raccontato la nascita di suo figlio, la malattia e la morte di suo padre.

Etgar Keret, chi è lo scrittore israeliano, la sua biografia in Italia (Getty Images)
Etgar Keret, chi è lo scrittore israeliano, la sua biografia in Italia (Getty Images)

Lo scrittore israeliano è uno delle personalità più importanti della sua generazione, quella che va verso la fine degli anni ’60. Diventato attore, sceneggiatore e regista, lo scrittore israeliano è noto per i suoi racconti surreali e molto realistici.

Con le sue parole riesce a fotografare l’assurdità di vivere in un paese provato dalla guerra, dove prova a proporre una normalità inaspettata. Tra i suoi libri troviamo Pizzeria Kamikaze, Gaza Blues e Le tette di una diciottenne.

Risalgono a dieci anni fa, mentre con il lavoro “All’improvviso bussano alla porta” è riuscito a ricevere l’onoreficenza di Cavaliere delle Lettere e delle Arti.

Subito dopo ha proposto un libro diverso dal solito “Sette anni di felicità” dove ha raccontato la nascita di suo figlio Lev, proprio nel mezzo di un attentato terroristico a Tel Aviv.

Nel suo libro ha anche parlato della malattia e della morte di suo padre, riesce a smorzare l’atmosfera con la sua ironia e gli accenti commossi e malinconici.

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Etgar Keret, il tentativo di trovare il buono anche dove è difficile vederlo

Il suo libro è uscito prima in Italia, proprio perché per lui è stata un’esperienza strana, ha dichiarato che quando scrive fiction si sente molto protetto.

In questo mood riesce ad esprimere le sue emozioni, non raccontando il contesto esteriore, ha pensato di far partecipare anche altri, esaminando ogni aspetto della sua personalità.

Non ha molta confidenza nel farlo, soprattutto con il suo paese e i suoi lettori, questo comprende anche i suoi amici, ecco perché decise di sperimentare la sua biografia in Italia.

Lo scrittore ha raccontato che quando si vive in una condizione anomala e assurda, diventa normale fare cose che altrimenti non si riuscirebbe a fare in altre circostanze.

Nasce in Israele, e proprio quando aveva 7 anni è scoppiata la guerra del ’73 lo scrittore ha passato gran parte della sua infanzia in un rifugio antiaereo.

Non si è mai sentito sotto pressione, quella era la vita che avrebbe dovuto fare per tanti anni, se ne fece una ragione dicendo a sé stesso di non sentirsi né fortunato e né sfortunato.

Lo scrittore ha anche dichiarato in alcune interviste si aver avuto paura quando è ridiventato padre, infatti per lui è stata la prima volta. Nel momento in cui subentra un figlio, il compito di un padre è quello di coprirlo con il suo corpo e farlo sentire sicuro di sè.

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La paura e la forma di impotenza per la malattia di suo padre

In passato la vita dello scrittore è cambiata, e la malattia di suo padre ha creato una sorta d’impotenza inaspettata. Attualmente sembra che ogni due anni ci sia una nuova guerra in Israele.

Quando lo scrittore parla con i suoi amici definisce l’Italia come Israele, un posto dove si cucina meglio e i cittadini non si ammazzano l’uno con l’altro.

Nella sua autobiografia ha citato anche il sionismo e la fondazione dello Stato ebraico, narra anche dei suoi viaggi in Polonia. Questa è stata la terra dove lo scrittore ha avuto le sue radici.

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I suoi genitori sono cresciuti, così come i suoi nonni e i suoi bisnonni, per poi morire nei lager della stessa nazione. Questa è la terra dove sono morti diversi membri della famiglia.

Nonostante le migliaia di morti, questa nazione è stata molto collaborativa per quanto riguarda gli antisemiti, in quel paese ha sentito una sorta di storia interrotta provando gioia e al tempo stesso tanta rabbia.

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