Segni sui corpi: il mistero del primo serial killer del Delaware

Segni sui corpi: il mistero del primo serial killer del Delaware. La storia di Steven Pennell

Segni sui corpi

Steven Brian Pennell, conosciuto anche come il killer di Route 40, fu condannato per gli omicidi di due donne della contea di New Castle, nel Delaware. Inoltre fu sospettato di aver ucciso altre tre donne. La maggior parte delle sue vittime furono rapite nella Route 40, vicino a Bear.

La prima vittima fu la 23enne Shirley Anna Ellis, un’infermiera. Il 29 novembre 1987, la ragazza lasciò il Wilmington Hospital intorno alle 18:00, dove stava aiutando un malato di AIDS, e decise di chiedere un passaggio sulla Route 40 ad uno sconosciuto.

Il suo corpo fu successivamente trovato sul ciglio della strada da due giovani ragazzi. Era parzialmente nuda, con le gambe divaricate, mani e piedi legati con del nastro adesivo. Non c’erano segni di violenza sessuale, ma non c’erano dubbi sul fatto che fosse stata gravemente abusata. Il suo assassino le aveva legato i capelli con del nastro adesivo e successivamente colpita con dei colpi di martello alla testa.

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Segni sui corpi, il mistero del primo serial killer del Delaware: le altre vittime

La seconda vittima fu la prostituta divorziata di 31 anni Catherine DiMauro. Il 28 giugno 1988, circa sette mesi dopo il primo omicidio, intorno alle 23:30, fu vista camminare lungo la Route 40, ma non era chiaro se si stesse prostituendo. Alle 6:25 del mattino seguente, alcuni operai edili hanno trovato il suo corpo nudo in un cantiere. Non sono stati trovati segni di violenza sessuale. Come Ellis, anche lei è stata uccisa da colpi di martello e strangolamento, inoltre il suo corpo era ricoperto da lividi.

Dopo il secondo omicidio, le forze speciali di polizia e l’FBI hanno capito che un serial killer stava operando nelle immediate vicinanze della Route 40. Per questa ragione si decise di attuare un piano: ricoprire la zona di finte prostitute per attirare il killer. Il piano, però, non ebbe il successo sperato.

Nell’agosto del 1988 un’altra donna sparì, la 27enne Margaret Lynn Finner anche lei una prostituta. Qualche mese dopo il suo corpo fu ritrovato da un cacciatore vicino al canale navale di Chesapeake-Delaware. Il suo corpo era così gravemente decomposto che non fu  possibile determinare la causa precisa della morte, sul suo corpo in ogni modo furono evidenti i segni di una terribile tortura. Fu identificata grazie alla impronti dentali.

Susseguirono anche altre due vittime: Michele Gordon e Kathleen Mayer, di quest’ultima il corpo però non fu mai trovato.

Il 14 settembre 1988, però, si arrivò alla prima svolta: una agente di polizia sotto copertura si finse una prostituta e nel giro di pochi minuti notò una Ford blu più volte lungo la Route 40. Si avvicinò e alla guida c’era un uomo che tentò di farla salire, l’agente con una scusa non salì nella macchina ma notò alcuni dettagli nell’uomo che la fecero insospettire. Dall’analisi della targa si scoprì che il veicolo apparteneva a Stephen Brian Pennell, un elettricista di 31 anni, sposato e padre di due figli, senza precedenti penali.

Nel novembre del 1988, dopo una perquisizione nell’auto dell’uomo in cui furono trovate tracce di sangue e capelli di donne, Pennel è stato arrestato per aver ucciso almeno tre donne: Ellis, DiMauro e Gordon. L’uomo optò per il silenzio e non rispose mai alle domande.

Dopo due processi, nei quali la difesa dell’uomo ha parlato di un’infermità mentale, Pennel è stato condannato alla pena di morte. Nel dettaglio, il 14 marzo 1992 alle 21:49, Pennell fu giustiziato con un’iniezione che gli provocò il decesso, diventando la prima persona giustiziata nel Delaware in 46 anni. Inoltre fu la 165esima persona in tutti gli USA a ”subire” tale condanna da quando la pena di morte fu ripristinata nel 1976.

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