Emilio Di Giovine, il boss della ‘ndrangheta pentito: ecco chi è

Emilio Di Giovine, il boss della ‘ndrangheta pentito: ecco chi è il figlio di “mamma eroina”

Screenshot Emilio Di Giovine
Screenshot Emilio Di Giovine

Sua madre si chiamava Maria Serraino , per tutti “mamma eroina”. Gestiva lo spaccio a Milano,  e quando vi era un problema troppo grande da risolvere si rivolgeva a suo figlio primogenito, di nome Emilio. “Emilio era pericoloso. Cattivo. Prendeva la gente a testate”, così lo descriveva la mamma.

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Emilio è Emilio Di Giovine,  il figlio cattivo di Maria Serraino che un giorno decise di pentirsi, arrecando un dolore immenso alla madre. Da quella Piazza Prealpi di Milano, dove ancora risiedeva la madre fino al momento della morte, hanno gestito il narcotraffico milanese e non soltanto. Lui era accanto a sua madre nell’organizzazione, l’unica vera donna boss che il Nord Italia abbia mai conosciuto. Quella droga che portava quantità industriali di denaro, che, confessa, insieme a mia madre “non sapevamo più dove metterlo”.

Il denaro, le donne e la bella vita

Accanto a quella montagna di denaro tante vite umane distrutte, ma questo è un pensiero che non lo ha mai sfiorato. Lui che dalla vita ha avuto tutto quello che sognava da bambino, quando imparava a sparare. Lui voleva il denaro, le donne e la bella vita. Ha avuto tutto. Tanto denaro, tante donne, alle quali ha regalato, però, soltanto infelicità o addirittura la morte. Come alla giovanissima Lele, di soli 17 anni e in attesa di un figlio di Emilio. Fu uccisa in un attentato mentre si trovava al ristorante con il suo uomo.

Come raccontava sua madre, Emilio Di Giovine era crudele, “Agiva prima ancora di avere pensato, ed era questo a consumarlo pericoloso”, con queste parole lo ricorda Maurizio Romanelli , il pm che lo fece arrestare. Non ha mai ucciso nessuno, però ha fatto uccidere. Parlando di sé diceva che se una cosa andava fatta e non si faceva, alla terza volta diventava cattivo e per il malcapitato era la fine.

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Ma alla fine Emilio Di Giovine una persona l’ha uccisa veramente, con le sue mani. Ha ucciso se stesso nel momento in cui ha deciso di pentirsi: “Ho dovuto uccidere il me stesso che ero prima, altrimenti sarebbe stato troppo orgoglioso per farlo”. In questa frase ritorna quel senso di appartenenza ad un mondo che rimane incomprensibile per gli altri esseri umani. Un mondo con le sue regole, poche e terribilmente ferree, che non lascia alternative. Come le parole di sua madre che fino all’ultimo rivendicava come il nome di Maria Serraino avesse ancora un “peso”. Di terrore.

 

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