Samantha D’Incà: la ragazza in coma a cui il padre staccherà la spina

Dopo una lunga battaglia legale il Tribunale di Belluno ha autorizzato i genitori di Samantha D’Incà a staccarle la spina. Il caso ha riaperto il dibattito sul tema del fine vita.

Erano i primi giorni di dicembre 2020 quando Samantha D’Incà, una ragazza di 30 anni di Feltre, finiva in coma irreversibile poco tempo dopo essere operata per sistemare una lesione alla gamba. Verso la fine del mese di novembre si era fratturata un femore cadendo. L’intervento, considerato di routine, andò apparentemente bene ma dopo essere dimessa dall’ospedale la 30enne iniziò a stare male, avvertendo dolori su tutto il corpo.

samantha d'incà

Ricoverata nuovamente, la situazione precipitò fino all’entrata in coma. La causa non è ancora stata accertata con precisione: a risultare determinante potrebbe essere stata una grave infezione batterica. Da quel momento Samantha D’Incà continua a vivere solo grazie al macchinario a cui è collegata, in una Rsa di Belluno. Fin da subito i medici, vedendo che le terapie di riabilitazione non davano esito positivo, avevano compreso che non si sarebbe potuta risvegliare.

Da qui la volontà dei suoi genitori di aiutarla ad andarsene, liberandola dal tanto discusso accanimento terapeutico. “Per noi è uno strazio vederla così”, hanno ripetuto più volte nel corso dei mesi. Samantha non aveva mai scritto alcun biotestamento, tuttavia alla famiglia si era mostrata contraria in più occasioni all’utilizzo dei macchinari per mantenere in vita in stato vegetativo i pazienti.

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Samantha D’Incà, il tribunale autorizza la famiglia a staccarle la spina

Nell’ultimo anno la triste vicenda ha fatto tornare in primo piano la delicata questione del fine vita. Per poter staccare la spina alla ragazza i genitori hanno dovuto intraprendere una lunga battaglia legale, ottenendo un risultato soltanto pochi giorni fa. Dopo undici mesi, il tribunale di Belluno ha infatti confermato ufficialmente l’impossibilità che la 30enne possa uscire dal coma.

Attraverso un provvedimento di dodici pagine è stato evidenziato che l’unica via in grado di tenerla in vita è quella legata alla nutrizione artificiale. Per questo motivo oggi, mercoledì 10 novembre, il papà Giorgio riceverà la nomina di amministratore di sostegno per poter chiedere ai medici di staccare la spina. Si tratta di una delibera storica.

“Finalmente ci concedono questo atto d’amore”, ha commentato al Corriere della Sera la mamma Graziella, che insieme al marito ha lottato fino alla fine per garantire dignità alla figlia. “È stato devastante e umiliante vedere in questi mesi che davanti al suo letto tutti potevano decidere di lei, i medici, gli avvocati, i giudici, tutti tranne noi”, ha aggiunto.

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Adesso, dopo quasi un anno dall’entrata in coma, Samantha D’Incà potrà essere davvero libera. I suoi genitori, come da loro stessi raccontato, prima di procedere con la pesante liberatoria la porteranno per l’ultima volta al mare, “che tanto amava”.

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