Simona Marchini, il ricordo del padre Alvaro: ecco chi era l’uomo

Un uomo più di tutti ha avuto un peso decisivo nella vita di Simona Marchini, parliamo del Papà, Alvaro, figura poliedrica e dai mille interessi

Simona Marchini, 80 anni a dicembre, è una delle attrici di teatro più amate dagli italiani. A spingerla sul palcoscenico fu da bambina, aveva appena 4 anni, papà Alvaro, una figura importante nella vita pubblica italiana.

Alvaro Marchini

Il prossimo 19 dicembre Simona Marchini compie 80 anni e già da qualche settimana è spesso ospite in televisione per ricordare la sua incredibile carriera a cavallo tra cinema, teatro, gossip e calcio.

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Una vita, ha spiegato lei stessa in diverse occasioni, fortemente segnata dalla presenza di un padre importante. Ma chi era il Papà di Simona? Parliamo di Alvaro Marchini uno degli uomini più importanti del Novecento italiano avendo attraversato, con coraggio e successo, alcuni dei campi fondamentali della vita pubblica del nostro Paese.

Partigiano durante il fascismo, imprenditore di successo nel dopoguerra, proprietario della Roma Calcio, grande finanziatore del Partito Comunista Italiano ed esperto d’arte. Vediamo qualche dettaglio delle “quattro vite” di Alvaro Marchini.

Storie breve di Alvaro Marchini il Papà di Simona

Il papà di Simona Marchini nasce nel 1916 a Città della Pieve in provincia di Perugia dove i genitori sono riparati perché perseguitati dal regime fascista. Il giovane Alvaro, con il fratello Alfio, segue la tradizione familiare e da giovane operaio aderisce al PCI clandestino di cui stampa L’Unità in gran segreto e per il quale, da Partigiano, organizza azioni di grande efficacia. Su tutte le liberazione dai nazifascisti di Monterotondo città a nord della Capitale.

A guerra finita con il fratello Alfio riprende il lavoro da muratore e con il tempo ha grande successo. Tra le sue opere ricordiamo la costruzione del Palazzo di Via della Botteghe Oscure, 4 per mezzo secolo sede del PCI, la realizzazione di interi quartieri di Roma tra cui Magliana e Monteverde nuovo.

Il duro lavoro ne affina il gusto per il bello. E’ lui, infatti, con i proventi delle sue imprese a fondare la galleria d’arte Nuova Pesa la prima in Italia ad ospitare Pablo Picasso e a dare spazio e voce alle arti figurative.

Un altra grande passione di Alvaro Marchini fu il calcio. Sempre insieme al fratello Alfio nel frattempo soprannominati i “miliardari rossi” ed i “fratelli calce e martello”, per via del loro credo politico, a metà anni Sessanta entra nell’azionariato della Roma e nel 1968 ne diventa presidente.

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Alvaro Marchini ricoprirà la massima carica del club della Capitale per tre anni, anni durante i quali ci sono alcune luci, la vittoria della Coppa Italia del 1969, la semifinale di Coppa delle Coppe del 1970, la vittoria del Trofeo Armando Picchi, l’antesignana della SuperCoppa ed il bel piazzamento, il sesto posto, nel 1971,miglior risultato della “Rometta” dell’epoca.

Ma anche tante ombre, dalla morte negli spogliatoi di Cagliari del giovane attaccante Luciano Taccola, alle “follie” economiche per accaparrarsi il tecnico di maggior prestigio dell’epoca Helenio Herrera.

Follie che sarà costretto a ripianare vendendo alla Juventus i tre astri nascenti del calcio romanista, Luciano Spinosi, Fabio Capello e Fausto Landini in cambio di tanti soldi e due vecchie glorie bianconere, Luis Del Sol e Roberto Vieri, il papà di Bobo e due giovani che non manterranno le promesse, Paolo Viganò e Gianfranco Zigoni.

Nell’estate del 1971 cede la presidenza della Roma a Gaetano Anzalone non prima di aver accompagnato, nell’autunno del 1970, all’altare la figlia Simona Marchini che nel frattempo si era innamorata del Capitano della Roma Franco Cordova.

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