Lucy, il film di Luc Besson con Scarlett Johansson: cosa c’è di vero

Lucy ha ottenuto molto successo per la teoria che utilizziamo il cervello solo al 10%: ma ciò è stato dimostrato?

Lucy di Luc Besson, interpretato da Scarlett Johansson, è un film che ha segnalo la storia della cinematografia francese. Datato 2014 è la pellicola transalpina che ha ottenuto il più alto incasso di sempre con un conto finale che arriva a 459 milioni di dollari. E pensare che per realizzarlo il budget fu di ‘appena’ 40 milioni.

Lucy Scarlett Johansson
Scarlett Johansson in Lucy (foto Facebook)

Le teorie del film hanno attirato il pubblico di ogni cultura e generazione perché la questione è trasversale: l’uso del cervello umano. In particolare la credenza secondo cui usiamo solo il 10% del potenziale del nostro cervello.

Nel film c’è l’invenzione di una droga che permette di sfruttare l’organo del capo totalmente e così la protagonista è come se avesse dei superpoteri, un essere superiore a chiunque altro. Senza considerare le ovvie invenzioni per necessità narrative, cose c’è di vero nella teoria dell’utilizzo al 10%?

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Lucy, da dove nascono le teorie del film

Negli anni ’20 negli Stati Uniti grazie ad alcuni studi firmati dai psicologi William James e Boris Sidis che riprendevano casi analizzati alla fine del secolo precedente, si diffonde la teoria del 10%.

foto Facebook

Nel decennio successivo, anche a causa della crisi economica del 1929, le idee trovarono maggiore diffusione utile anche per auto-convicersi che si poteva dare di più dopo la Grande Depressione, invogliando sé stessi e gli altri a spendere maggiori energie e ad avere più stimoli.

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Nel corso del Novecento gli studi hanno dimostrato che tutte le aree del cercello sono coinvolte in qualsiasi attività, anche quando dormiamo, e che non è vero che usiamo solo il 10% anche perché in tal caso non si potrebbe garantire la sopravvivenza.

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