Cristina Longhini, la farmacista che non vuole fare i tamponi

Cosa sapere su Cristina Longhini, la farmacista che non vuole fare i tamponi a chi non si vaccina: la sua storia diventata virale.

Il suo volto è diventato famoso dopo che ha deciso di fare una scelta che sta facendo molto discutere: lei è Cristina Longhini, 39 anni, farmacista di Bergamo. Da diversi giorni, tante trasmissioni parlano di lei perché è stata drastica. Ha deciso infatti di non effettuare tamponi a chi non è vaccinato.

(screenshot video)

Lombarda, la giovane farmacista viene appunto dall’epicentro italiano della pandemia di Coronavirus e non sopporta quello che sta avvenendo. In diverse interviste lo ha ripetuto: non le sta bene che le farmacie siano divenute quelle che lei definisce “tamponifici” e sostiene che chi non si vaccina è ignorante.

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE -> Guido Russo, chi è il dentista che ha fatto “vaccinare” il braccio finto

Non è la prima volta che la dottoressa Cristina Longhini finisce al centro delle polemiche: parlando dei vaccini antinfluenzali e apparendo in televisione, si scontrò duramente con il giornalista Vittorio Feltri. Oggetto del contendere all’epoca era proprio una questione legata ai vaccini e a chi vengono somministrati.

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE -> Covid, il no vax Mauro da Mantova finisce intubato: social scatenati

La farmacista Cristina Longhini: la sua battaglia contro i no vax

Sostenne all’epoca: “Non può passare il messaggio ai nostri pazienti che basta fare una chiamata a chi si conosce per poter fare il vaccino, non è così”. Adesso eccola nuovamente battagliera, le trasmissioni che l’hanno ospitata sono diverse, ma il concetto che lei ha voluto ripetere a tutti è sempre lo stesso. Chi non si vaccina, a suo avviso, dimostra solo ignoranza.

Cristina Longhini è una delle promotrici del comitato “Noi denunceremo”, che chiede verità e giustizia per le vittime del Covid, proprio perché suo papà di Covid è morto a marzo dello scorso anno. Inoltre, è consigliera del Movimento italiano farmacisti collaboratori. “Non c’erano neanche i carri funebri a Bergamo, oggi mi trovo in prima linea da farmacista”, racconta.

La sua esperienza familiare l’ha profondamente toccata: suo papà infatti si aggravava e non veniva ricoverato, il medico di base gli aveva prescritto tachipirina e un antibiotico per l’intestino, pensando a un virus intestinale. Quando risulta positivo al tampone e viene ricoverato, per lui non ci sono posti in terapia intensiva. Morirà da solo, come tanti, e l’immagine di lui in camera mortuaria resterà impressa per sempre negli occhi della figlia.

Impostazioni privacy