La notizia era nell’aria già da ieri, 18 agosto, ma da oggi è ufficiale il Tar del Lazio, il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio, ha respinto l’istanza presentata dal SILB, l’ Associazione Italiana Imprese di Intrattenimento da Ballo e di Spettacolo, avversa all’ordinanza del Governo Conte con cui si stabilisce la chiusura delle discoteche fino al 7 settembre compreso. Il motivo è ormai noto. Si tratta di una misura volta al contenimento della recrudescenza dei contagi da coronavirus covid-19. Vediamo i dettagli.
La decisione del Tribunale Amministrativo del Lazio è stata depositata alle 9 del 19 agosto ed è già pubblica. In essa sono contenute le motivazioni della scelta. In particolare, il Tar, sottolinea come “nel bilanciamento degli interessi” la posizione del SILB “risulta recessiva rispetto all’interesse pubblico alla tutela della salute nel contesto della grave epidemia in atto”. In sostanza l’organo della giustizia amministrativa sottolinea come l’interesse dei gestori delle discoteche e delle sale da ballo sia, giuridicamente, inferiore rispetto a quello generale della tutela della salute.
Sempre all’interno della decisione del TAR è possibile evincere che l’“elevato livello di discrezionalità tecnica e amministrativa in relazione alla pluralità di interessi pubblici e privati coinvolti” consente al Tribunale stesso di prendere tale decisione. Il dispositivo sottolinea, infine , che la decisione è stata presa anche sulla scorta di quanto indicato dall’Esecutivo nell’ordinanza di chiusura, ovvero la volontà della Conferenza dei presidenti delle regioni e del Ministero dello sviluppo economico di aprire un tavolo di confronto per individuare e scegliere gli interventi di sostegno economico al settore.
Raggiunto dall’agenzia di stampa La Presse, Maurizio Pasca, il presidente dell’Associazione italiana imprese intrattenimento da ballo e di spettacolo ha sottolineato come: “Il no del Tar me lo aspettavo ma il ricorso era un atto dovuto”. Lo stesso Pasca sottolinea l’irritualità di una decisione presa con decreto monocratico che rinvia al 9 settembre il dibattimento in camera di consiglio. Una data che però è successiva alla data ultime dell’ordinanza del Governo.
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