Renato Zero presenta l’ultimo volume di “ZeroSettanta”: “Sono un cultore della personalità”

Il 27 novembre è uscito “ZeroSettanta – Volume 1”, l’ultimo album di Renato Zero che chiude la trilogia per i suoi 70 anni.

(Photo by Stefania D’Alessandro/Getty Images)

Dopo “Zerosettanta – Volume 3” e “Zerosettanta – Volume 2”, giunge al termine il lungo viaggio durato tre mesi di Renato Zero per celebrare i suoi 70 anni. Qualche giorno fa, infatti, è uscito l’ultimo album dell’artista, “ZeroSettanta – Volume 1”, un disco intimo e sincero come quelli che lo hanno preceduto il cui fil rouge è l’amore.

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Renato Zero presenta “ZeroSettanta – Volume 1”

E’ finita l’attesa per il terzo e ultimo album di Renato Zero, “ZeroSettanta – Volume 1”. Il disco è uscito il 27 novembre, a distanza di due mesi dagli altri due album della trilogia nata in occasione del 70esimo compleanno del celebre artista. Questo terzo volume porta il titolo di “volume 1”, omaggio per i suoi fan che durante i concerti lo accolgono sul palco con un conto alla rovescia che termina col grido di “Zero”.

Un album che raccoglie 13 tracce segnate dal tema dell’amore che il cantante definisce “potenza catartica che muove ogni cosa, scoglio salvifico al quale aggrapparsi quando si è in balia dei flutti imperiosi della vita di tutti i giorni”. Ma oltre all’amore, anche la fede ricopre un ruolo centrale in questo ultimo album del trittico: “E’ un aggregante, un ingrediente che si cela in ciascuno di noi” dice Renato Zero.

“ZeroSettanta – Volume 1” è un album in cui Zero riflette anche sulla figura del cantante e dell’artista in generale: “Questo è  un mestiere pesantissimo in cui non ci si può improvvisare, prima di mettermi davanti a un microfono a cantare, dietro le quinte ho fatto il sarto, il parrucchiere, il doppiatore e poi, in scena, il corista, il ballerino, l’attore”.

Una critica che Renato Zero muove nei confronti di quanti, oggi, si omologano e si improvvisano esperti del mestiere : “Io sono un cultore della personalità, ognuno di noi ha un’ anagrafe, un tracciato, una destinazione, non possiamo assolutamente uniformarci. Quando non si ha la forza di presentare se stessi in tutta la propria entità, si rischia una vita al buio, di essere una controfigura sempre”.

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