La nuova frontiera delle organizzazioni criminali: i vaccini

Nella prima fase della pandemia le organizzazioni criminali del territorio avevano puntato sull’usura. La grave crisi aveva, soprattutto nelle regioni del sud, spinto molti imprenditori alla chiusura delle proprie attività, altri invece, sono caduti sotto il ciclone dell’usura sotto il “welfare criminale”. Oggi il contesto plasmato e l’arrivo dei vaccini ha spostato l’attenzione della mafia su nuovi fronti.

Da sempre la mafia e le organizzazioni della penisola hanno fatto affari nel settore sanitario. La gestione regionale delle risorse e degli appalti è da sempre un campo ben esplorato da parte di soggetti criminali, e lì che la zona grigia si incontra con la governance delle organizzazioni criminali.

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La pandemia ha certamente agevolato il processo di aggiudicazione degli appalti e delle risorse economiche, come conferma il dossier della Dia su mafia e sanità nel primo semestre dello scorso anno: “La semplificazione delle procedure di affidamento, in molti casi legate a situazioni di necessità ed urgenza, potrebbe favorire l’infiltrazione delle organizzazioni criminali negli apparati amministrativi, specie di quelli connessi al settore sanitario. In proposito, la massiccia immissione sul mercato di dispositivi sanitari e di protezione individuale, in molti casi considerati infetti dopo l’utilizzo in ambienti a rischio, pone un problema di smaltimento di rifiuti speciali, settore notoriamente d’interesse della criminalità organizzata” riporta il documento.

I dossier

Lo scorso mese era stato il Viminale a raccomandare maggiore attenzione nella gestione dei vaccini, dopo che diversi clan avevano gettato l’amo sulle dosi in arrivo. Come si legge sul report voluto fortemente dal Ministero degli Interni “La diffusione di un numero sempre maggiore di vaccini, infatti, potrebbe interessare i gruppi criminali per l’elevata domanda e per la fisiologica bassa offerta iniziale”. Una preoccupazione confermata anche dal segretario dell’Interpol, Jürgen Stocche in una recente intervista ha definito i vaccini come “l’oro colato del 2021, la mia e le organizzazioni criminali si sono già preparate”.

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Il presidente della commissione antimafia, Nicola Morra, riprendendo il report, ha sollecitato gli organi competenti affinché la gestione sia trasparente, invitando alla massima cautela, poiché la mafia nutre per la sanità un ampio interesse, descrivendo come “Nell’attuale fase pandemica, la criminalità sembra aver orientato i propri interessi sull’indebita percezione delle rilevanti e diversificate misure economiche di sostegno disposte dal governo e prevedibilmente sulle future risorse che saranno garantite nell’ambito del Recovery Fund“.

Ma la mafia non ha gettato le basi per la gestione sanitaria dei vaccini sono in Italia. La gestione si estenderebbe anche agli altri paesi europei (e non solo), dove la criminalità organizzata italiana ha già processi attivi di radicamento e spesso infiltrazione. Le risorse del Recovery Fund e la crisi sanitaria che permane è una ghiotta occasione per le organizzazioni criminali radicate, pronte a sferrare il tacito attacco per accaparrarsi la gestione in molti settori oggi in sofferenza.

 
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