Adele Faccio, la lotta della militante del Partito Radicale

Adele Faccio, ha dedicato una vita intera per le donne combattendo anche con loro, da sempre è stata in opposizione su qualsiasi forma di oppressione e autoritarismo.

Adele Faccio, chi era la donna che ha combattuto contro il patriarcato (Getty Images)
Adele Faccio, chi era la donna che ha combattuto contro il patriarcato (Getty Images)

La donna ha anche trovato delle soluzioni alternative ad un sistema sociale che risultava da anni arretrato e senza regole. Da questo ha saputo tradurre una capacità immaginativa di azione sia civile che politica.

La sua politica era ispirata quasi all’anarchia e alla libertà d’espressione, non si limitava solo a protestare ma cercava di creare delle attività costruttive.

Queste venivano organizzate e svolte sull’orlo della disobbedienza, ma erano mirate a suscitare delle reazioni decise tra le fila di chi voleva negare e proibire la libertà di parola e d’espressione.

Femminista nata ha trovato spazio nel Partito Radicale, cercando di mandare avanti la battaglia per la liberalizzazione dell’aborto, con Marco Pannella è riuscita ad organizzare un’operazione mediatica eccellente.

La collaborazione con il partito cominciò nella metà degli anni ’60 con l’AIED, un’associazione che  promuoveva delle iniziative fuori dal normale mirate alla diffusione della contraccezione.

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Adele Faccio, l’arresto a Roma e il coup de théatre organizzato con Marco Pannella

Con Marco Pannela, la donna riuscì ad ideare una strategia a sorpresa, infatti la donna si fece arrestare a Roma nel Teatro Adriano il 26 Gennaio del 1975, proprio mentre stava svolgendo la giornata conclusiva sull’aborto dove erano presenti diverse organizzazioni estere.

In questo modo ebbe l’effetto sperato, ovvero quello di mettere in evidenza uno scandalo, ci furono diverse foto su tutti i giornali, i radicali cominciarono ad organizzare delle iniziative di ribalta.

Tutto mentre la donna stava trascorrendo ben 36 giorni in carcere a Firenze, no ha perso tempo per diffondere le proprie idee tra le detenute e criticare tutte le falle del “Sistema patriarcale”, per il quale il segretario del PR Gianfranco Spadaccia poteva usufruire di giornali ed avere una macchina da scrivere.

Mentre per la donna, l’unica macchina fornita e ritenuta “adatta a lei” era una macchina da cucire. Questo fece scatenare un malcontento generale, e mise in evidenza l’effettiva “falla” che c’era nel sistema del patriarcato.

Le polemiche e l’arresto diedero una marcia in più per la lotta a favore dell’aborto, questo fu il punto di non ritorno per una questione che non doveva essere più ignorata dalle istituzioni.

Dopo aver terminato il periodo in carcere, la donna trovò una realtà diversa, organizzata su uno stile più collettivo.

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Chi era la donna che si è battuta per contro il sistema del patriarcato

Adele Faccio ha mosso le masse, nasce a Pontebba il 13 Novembre del 1920, sua madre era piemontese, mentre suo padre era genovese, dichiaratamente anarchico.

Frequenterà la facoltà di Lettere e Filosofia all’Università di Genova, proprio in questo periodo matura la sua opinione politica e il suo pensiero per la lotta contro il patriarcato.

Parteciperà anche alla liberazione del nazifascismo, subito dopo verrà trasferita a Barcellona, dove parteciperà alla resistenza contro Franco e la sua dittatura, sviluppando un’empatia verso la non-violenza.

Da sempre la donna credeva nella nonviolenza e nell’antimilitarismo, cercando di promuovere quante più iniziative mirate all’autodeterminazione delle donne in Parlamento.

I suoi sforzi erano tutti incentrati per la campagna a favore della legge 194, per evitare la pratica di aborti clandestini, facendo diventare necessaria una campagna di sensibilizzazione del pubblico. Non ha mai votato o firmato la stesura della legge 194, perché la riteneva poco rispettosa nei confronti delle donne.

Ricoprì un ruolo per il Partito Radicale in Parlamento sino al 1987, subito dopo uscirà con delle battute di pessimo gusto sul suo aspetto e sulla sua artrite. In seguito la donna ha dichiarato che il suo aspetto e la sua artrite erano causati dall’aria funesta di Montecitorio, dichiarando anche che dentro o stabile si congelava proprio perché non era tarata per 600 persone.

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Una donna che vorremmo aver avuto accanto in questi tempi oscuri

Proprio mentre ci si sta organizzando per affermare nuovamente, l’ultima parola sull’aborto. Ha insegnato il rispetto e la capacità di empatia e compassione per tutta la natura umana.

Con le sue idee è riuscita a spianare la strada alle generazioni future, le quali hanno appreso il coraggio, la tenacia, la passione per battersi in onore dei diritti umani.

Era capace di anticipare i problemi, i contrasti, le ingiustizie e i conflitti più profondi. Mettendo in risalto la visione di libertà e rispetto per tutte le donne, senza avere dei confini o dei pregiudizi, lei era guidata dall’amore per l’umanità e dalla libertà d’espressione.

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Durante gli anni ’90 si dedicò alla poesia, riprese anche a dipingere, alcune sue mostre hanno avuto un discreto successo. Chi è stato in politica al suo fianco ha dichiarato di ricordarla come una donna forte, appassionata e non astuta, ma bensì ingeua e palesemente buona.

La donna ha pubblicato alcuni libri politici, come “Le mie ragioni”, “Il reato di massa”, alcune poesie come “L’albero della libertà” e la “Fuga del tempo”. Durante gli anni dei suoi libri fondò una casa editrice: L’Alternativa, subito dopo pubblicherà la sua biografia “Una strega da bruciare” dove racconterà la sua vita di donna nonviolenta, in costante guerra contro le violenze singole e collettive del potere patriarcale.

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