Michail Gorbaciov, che fine ha fatto l’ultimo presidente dell’URSS

Michail Gorbaciov è l’unico ancora in vita ad aver ricoperto la carica di segretario del Partito Comunista dell’URSS: ecco cosa sapere di uno dei maggiori protagonisti della storia politica contemporanea.

Sono ormai passati trent’anni da quando si è dimesso l’ultimo presidente dell’URSS, Michail Gorbaciov, sancendo di fatto la dissoluzione dello Stato sovietico prevista dall’accordo di Minsk. Poco prima di farsi da parte, per la sua spinta riformatrice nota come “perestroika” (la ricostruzione) e per il suo ruolo di primo piano nel processo di miglioramento delle sorti della Guerra fredda aveva ricevuto a Oslo il premio Nobel per la Pace.

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Sean Gallup/Getty Images

Oggi l’ultimo segretario generale del Partito comunista dell’URSS ha 90 anni: è l’unico ancora in vita ad aver ricoperto tale carica. In passato ha subito diversi interventi, come quello al cuore nel 2016, per cui gli è stato installato un pacemaker. Due anni fa in seguito a una grave polmonite era stato ricoverato in ospedale, dove avrebbe passato anche l’intero primo periodo della pandemia per limitare i rischi di contagio da coronavirus.

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L’importanza di Gorbaciov negli anni Novanta

Nato nel Caucaso il 2 marzo 1931, Michail Gorbaciov è stato capace di interpretare i segnali che hanno portato definitivamente fine a quel sistema bipolare che per quasi quarant’anni ha diviso il mondo. Le sue politiche hanno contribuito a innescare tutta quella catena di eventi che hanno poi spinto la Germania a riunificarsi.

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Sean Gallup/Getty Images

Il giudizio nei confronti di Gorbaciov cambia a seconda dei punti di vista, ma certo è che è anche grazie a lui se il mondo riuscì a voltare pagina negli anni Novanta. Nel 1985, dopo una brillante carriera nel Partito comunista, a soli 54 anni fu nominato segretario generale all’unanimità, per poi essere eletto presidente dell’URSS nel 1990. L’anno successivo decise tuttavia di dimettersi dalla carica.

Se in un primo momento cercò di opporsi alle avvisaglie della dissoluzione dello Stato sovietico, come le proteste nelle repubbliche baltiche, il tentato colpo di stato ai suoi danni e il referendum per l’indipendenza in Ucraina, alla fine decise di accettare il corso degli eventi accelerando lo sgretolamento del Paese. Lo aveva detto lui stesso che se il processo di riforma del regime avesse superato la soglia di disgregazione non ci sarebbe stato più posto per lui.

Gorbaciov non si è mai tirato indietro nel dialogo internazionale e nella collaborazione. C’è da dire che i suoi tentativi riformisti sono stati più apprezzati in Occidente che in patria, dove ancora oggi viene accusato di non essere stato in grado di comprendere fino in fondo quanto stava avvenendo nelle repubbliche socialiste, dove l’ideologia comunista e federalista non aveva più presa. Sono in molti a pensare che in realtà non abbia fatto altro che svendere la grande potenza sovietica all’Occidente.

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Secondo un sondaggio realizzato nel 2017 dall’istituto indipendente Levada Center, quasi la metà dei cittadini russi nutre nei suoi confronti un’opinione negativa. Oggi la Russia è ormai da anni guidata dal presidente Vladimir Putin. L’ultimo capo dell’URSS accolse il suo insediamento al Cremlino con particolare favore, poi col passare del tempo lo criticò per le tendenze autoritarie e per alcuni provvedimenti di natura eccessivamente conservatrice.

Il rapporto tra i due sarebbe comunque buono e non ci sarebbe mai stata alcuna rottura, almeno ufficialmente. Lo scorso marzo in occasione dei 90 anni di Gorbaciov, l’attuale presidente della Russia gli ha detto: “Lei appartiene giustamente di diritto alla costellazione degli uomini di Stato notevoli, distinti ed eminenti dei tempi moderni che hanno esercitato un’influenza significativa sul corso della storia”.

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